OBBIETTIVI: Il trapianto epatico è diventato un trattamento comunemente
utilizzato per la malattia epatica in fase terminale e dell’insufficienza epatica
acuta. La maggior parte della letteratura nazionale e internazionale riporta
un miglioramento della vita dopo il trapianto. Tuttavia, i pazienti possono
presentare una limitazione delle attività fisiche, sociali e disagi della
sfera emotiva con una conseguente qualità di vita inferiore rispetto alla
popolazione generale. L’obiettivo dello studio è la valutazione della qualità
della vita e dell’attività fisica dei trapiantati di fegato in confronto con
la popolazione generale.
MATERIALI E METODI: Lo studio pilota con disegno caso-controllo è
stato realizzato tramite la somministrazione di due questionari (SF-36,
IPAQ) a un campione di 54 pazienti sottoposti a trapianto di fegato con
tecnica Piggyback tra il 2002 ed il 2009. Il gruppo di controllo è stato
estratto dalla popolazione generale afferente agli ambulatori di ortopedia
del policlinico “Umberto I” di Roma.
RISULTATI: Sono stati intervistati 54 pazienti sottoposti a trapianto di
fegato e 108 controlli, per un totale di 162 responders con un’età media
di 55 anni. Il livello d’istruzione del gruppo di controllo è notevolmente
superiore rispetto ai casi (25% dei controlli ha conseguito la laurea
rispetto all’1.9% dei casi). Il livello educativo è decisivo per il PCS
(punteggio per la salute fisica), che risulta più basso nei trapiantati
(x=46.02 vs x=47.27 dei controlli). L’analisi univariata mette in evidenza
differenze significative per alcune scale del questionario SF-36. In
particolare, i trapiantati di fegato, rispetto ai controlli, presentano valori
più bassi per PF (attività fisica; p=<0.001), RP (limitazioni di ruolo
dovute alla salute fisica; p=0.029), RE (limitazioni di ruolo dovute allo
stato emotivo; p=0.043) e MH (salute mentale; p=0.03). Le scale dello
SF-36 sono influenzate, soprattutto, dal dispendio energetico totale
(Met_totale) e dall’essere “caso”.
CONCLUSIONI: Dalla presente indagine emerge una minor indipendenza
dei soggetti trapiantati (81.5% non vive da solo vs 77.8% del gruppo di
controllo), un basso livello d’istruzione, valori inferiori di MCS (punteggio
per la salute mentale) e PCS. Tali risultati sono alla base di una
valutazione negativa della qualità di vita dei trapiantati rispetto alla
popolazione generale. Il trapianto di fegato determina una serie di benefici,
ma i problemi di natura fisica e sociale persistono per alcuni pazienti.
Interventi volti a migliorare i programmi di riabilitazione, un regolare
supporto psico-sociale e follow-up in tutte le fasi della terapia possono
consentire ai pazienti uno stile di vita post-trapianto più soddisfacente