COMPOSITI A BASE DI BIOPOLIESTERI E NANO-CHITINA NELL’IMBALLAGGIO RIGIDO E FLESSIBILE

Abstract

Nell’industria di lavorazione ittica vengono prodotti grossi quantitativi di scarti. Nella lavorazione del gambero, ad esempio, per ogni chilogrammo vengono scartati 750 g di materiale1 L’esoscheletro di gamberi, scampi, aragoste, granchi e insetti è costituito principalmente da chitina, un polisaccaride, costituito da più unità di N-acetilglucosamina legate tra di loro. La disponibilità di chitina è estremamente ampia e, solo per quello che riguarda l’industria ittica, supera i 25 miliardi di tonnellate annue 2. Essa può essere recuperata dagli scarti effettuando una demineralizzazione ed una deproteinizzazione rispettivamente con trattamenti acidi e basici. Successivamente è possibile ricavare dalla chitina le fibrille di nano-chitina, che ne rappresentano la porzione cristallina3. Queste nano-fibre sono lunghe 300 nm e larghe 10 nm. La possibilità di impiegarle nel settore del packaging biodegradabile sia quali agenti di rinforzo che come agenti anti-microbici, presuppone di riuscire a preparare dei nano-compositi, in cui cioè le fibrille di nano-chitina siano efficacemente nano-disperse. Dal momento che le fibre essiccate tendono ad agglomerarsi durante l’estrusione del biopoliestere, si ottengono micro-compositi con scarse proprietà tensili ed antiurto. Nel presente lavoro sono stati preparati dei master-batch concentrati di nano-chitina e di plastificanti ammessi nel settore dell’ imballaggio. Tale strategia si è rivelata interessante per ottenere per semplice estrusione nano-compositi a base di poli(acido lattico) (PLA), plastificante e nano-chitina. Le proprietà sono inoltre risultate modulabili in un ampio intervallo che può ammettere sia l’impiego nel settore del packaging rigido che flessibil

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