Al suo arrivo a Cuba, a trentaquattro anni, Eva Mameli in Italia era già attiva docente e ricercatrice, con una solida preparazione universitaria alle spalle. Furono proprio gli anni di formazione dapprima nell’Università di Cagliari e poi in quella di Pavia, ad offrirle un ambiente fertile di opportunità per l’esercizio successivo della professione. Di fondamentale importanza furono quei professori e studiosi che ne fomentarono la passione per le discipline scientifiche e la ricerca: primo fra tutti, il cattedratico di origini siciliane Giuseppe Oddo che – pur meno citato nelle ricostruzioni biografiche rispetto ad altri suoi maestri più noti sulla scena accademica internazionale come Giovanni Briosi o Gino Pollacci – rappresentò per Eva il punto di contatto tra i due atenei.
In questi intensi anni di formazione, ci furono poi altre importanti presenze come quella del fratello Efisio, docente di chimica prima a Cagliari e poi a Pavia; accattivante anche l’ipotesi che la giovane studentessa abbia frequentato il corso di una delle scienziate più note dell’epoca, Rina Monti, prima donna ad aver raggiunto una cattedra universitaria dopo la costituzione del Regno d’Italia.
Figure esemplari e docenti illustri di un’epoca che la stessa Eva così ricordava: «Le miti figure dei miei maestri tornano oggi alla mia memoria. Con loro si lavorava, pur sapendo che per molti anni sarebbe stata una vita di sacrifici. Ricordo gli inizi, nell’oasi tranquilla dell’Orto botanico di Cagliari, ogni pianta che si scrutava, nei primi anni di studio, era uno scrigno di tesori nascosti, un mucchio di domande – e il dubbio: riuscirò? – e il desiderio: se riuscissi!» .
Obiettivo di questo articolo è pertanto far luce sulle tappe formative e professionali anteriori alla partenza di Eva Mameli per Cuba e sviscerare i documenti anche inediti, come il libretto universitario, per cercare di evidenziare i legami con quei docenti che contribuirono alla formazione della risoluta scienziata di origine sassarese