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IL CALORE AFOSO IN ITALIA NEL PERIODO 1979-2016

Abstract

In questo lavoro di tesi è stato analizzato l’andamento del calore-umido in Italia in relazione al marcato incremento delle temperature estive osservato a partire dal 1979. Un’analisi climatologica finalizzata alla caratterizzazione del fenomeno attraverso l’individuazione di change points, trend e sotto-periodi, nonché tramite lo studio delle variazioni statistiche di eventi ad alto impatto come le ondate di calore e il numero totale di giorni critici per la salute. Queste elaborazioni, cui si aggiungono anche quelle sui picchi di mortalità estiva e sulla distribuzione giornaliera del calore afoso, hanno come obiettivo finale quello di fornire un quadro aggiornato del disagio da caldo in Italia che possa risultare un utile elemento statistico-informativo per la comunità scientifica, i decisori e i comuni cittadini. Di seguito una sintesi dei principali risultati. Tra il 1979 e il 2016 le temperature medie e massime estive in Italia sono aumentate sensibilmente: il trimestre giugno-agosto ha fatto registrare, a livello nazionale, un incremento di 1.8 °C per i valori medi e di 2.1 °C per quelli massimi. Le regioni centro settentrionali si sono scaldate circa mezzo grado in più rispetto a quelle meridionali e insulari. Il mese di maggio mostra incrementi analoghi a quelli osservati nel trimestre estivo, mentre settembre non evidenzia trend significativi. Dall’analisi statistica delle serie storiche è emersa, all’interno del periodo di studio, la presenza di due sotto-periodi climaticamente distinti: il primo va dal 1979 al 1997, il secondo dal 1998 al 2016. Il sotto periodo più recente si differenzia dal primo per temperature medie e massime decisamente più elevate (rispettivamente +1.1 e +1.3 °C) e per la totale assenza di trend. La particolare stabilità termica che caratterizza il periodo 1998-2016 porta a considerarlo come rappresentativo dell’attuale andamento climatico estivo. Il netto salto termico tra il 1979-1997 e il 1998-2016 è riconducibile ad un probabile cambio della circolazione atmosferica a scala euro-mediterranea avvenuto all’incirca alla fine degli anni novanta. Tra i due periodi, infatti, il segno delle anomalie di alcune importanti variabili fisiche (venti zonali e altezza geopotenziale su tutte) risulta invertito. Una così marcata discontinuità può essere considerata come diretta conseguenza dei recenti mutamenti climatici osservati a scala globale. Il marcato aumento delle temperature nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto ha coinciso con un altrettanto sensibile aumento del disagio da caldo-umido individuato dagli indici bioclimatici THI e Humidex; entrambi mettono in relazione la temperatura e l’umidità dell’aria fornendo un valore numerico che può indicare, a seconda dei casi, uno stato di confort o di malessere. In termini assoluti la variazione maggiore nel trimestre giugno-agosto ha riguardato l’Humidex, con un incremento di 2 °C per i valori calcolati con la temperatura media e di 2.2 °C per quelli calcolati con la temperatura massima; il THI, invece, è aumentato di circa 1.2°. Si può quindi concludere che le estati, nel corso degli anni, sono diventate sempre meno confortevoli a causa dell’aumento termico legato al cambiamento climatico. Analogamente con quanto osservato per le temperature anche il disagio da caldo umido mostra due fasi distinte nel periodo oggetto di studio: la prima va dal 1979 al 1997, la seconda inizia del 1998 e prosegue fino ad oggi. Il periodo 1998-2016 si contraddistingue per valori medi e massimi di THI e Humidex ben superiori rispetto a quelli che caratterizzavano il 1979-1997. Si riscontra anche un aumento significativo delle ondate di calore umido e dei giorni totali considerati “critici” per la salute. In altre parole il disagio bioclimatico estivo negli ultimi 18 anni risulta decisamente superiore rispetto a quello che contraddistingueva il periodo precedente. E’ bene ricordare che un incremento importante del caldo-umido può aggravare talune patologie (in particolare cardio-circolatorie) nei soggetti a rischio, determinando un aumento dei ricoveri e della mortalità. I livelli di calore-afoso riscontrati nel periodo 1998-2016 si distinguono, come nel caso delle temperature, per un andamento molto stabile, caratteristica che ha permesso di considerarli come riferimento climatologico del disagio che attualmente caratterizza le estati italiane. Su questa base sono state effettuate alcune semplici elaborazioni statistiche finalizzate a fornire indicazioni pratiche sull’andamento del caldo-afoso in Italia: distribuzione del disagio termico all’interno delle 24 ore in 8 località campione rappresentative del Nord, del Centro, del Sud e delle Isole (periodo 15 luglio-15 agosto), andamento del disagio da caldo nelle 24 ore in 8 città campione nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre, climatologia essenziale delle ondate di calore e dei giorni sopra soglia nel periodo maggio-settembre e climatologia 1998-2016 degli indici di disagio bioclimatico di tutte le località analizzate in questa tesi. Per avere un quadro completo del calore-afoso in Italia è stato anche condotto uno studio sul numero medio di ondate di caldo-umido legate agli indici THI e Humidex. Questa analisi ha evidenziato, tra il 1979 e il 2016, incrementi statisticamente significativi nei mesi di giugno, luglio e settembre; nel mese di agosto il trend, seppure in crescita, non risulta significativo. Maggio non mostra alcuna ondata. All’incremento delle ondate di calore si aggiunge un aumento marcato dei giorni totali con valori massimi di THI e Humidex al di sopra delle soglie critiche individuate. L’incremento significativo del numero medio di ondate di caldo-umido e di giorni sopra soglia ha portato, infine, ad effettuare uno studio comparativo tra l’andamento dei due fenomeni e i picchi di mortalità estiva. Dall’analisi è emersa una forte correlazione tra gli eventi considerati che raggiunge valori di 0.8-0.9 all’interno dell’80° e del 90° percentile della distribuzione. La varianza spiegata raggiunge valori tra il 66 e il 76%, in altre parole c’è una probabilità intorno al 70-80% che gli estremi dell’indice di mortalità estivo siano in gran parte causati dalle ondate di calore. Pertanto in presenza di un’ondata di caldo-umido è lecito attendersi un incremento significativo dei ricoveri e dei decessi, in particolare nelle fasce di popolazione considerate a rischio. Va comunque ricordato che il grosso della mortalità annua in Italia si concentra nei mesi invernali, tardo autunnali e nel mese di marzo, mentre in estate il numero di decessi raggiunge i minimi a causa delle migliori condizioni climatiche. I picchi di decesso estivi sono, nella quasi totalità dei casi, causati da fasi durature di intenso calore-afoso, che se da un lato creano un’emergenza grave ma momentanea, dall’altro non riescono ad innalzare in maniera significativa l’incidenza della stagione sulla mortalità annua. In inverno, invece, complici le epidemie influenzali, il numero di decessi rimane di gran lunga superiore rispetto agli altri periodi dell’anno

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