Il diabete mellito è una malattia cronica complessa, molto diffusa e in grande espansione in tutte le aree del mondo. Fra le svariate complicanze una delle più invalidanti è rappresentata dalla patologia denominata “piede diabetico” vero e proprio, marker di mortalità. Si stima, a livello mondiale, che circa 246 milioni di persone abbiano il diabete (5,9% della popolazione) e che ogni 30 secondi un arto inferiore viene amputato a causa del diabete. Rispetto ai pazienti senza ulcere, il costo di assistenza alle persone diabetiche con ulcera del piede è di 5,4 volte superiore per l’anno dopo il primo episodio di ulcera e 2,8 volte più alta nel secondo anno. Non si parla dunque di un problema clinico, ma anche di un problema socio-economico di rilevanti proporzioni per gli elevati costi di gestione. Numerosi sono gli studi che dimostrano una riduzione percentuale significativa delle amputazioni grazie alle cure podologiche: Lavery et al. affermano come un team che includa un podologo possa dopo 2 anni ridurre del 47% le amputazioni, del 38% i ricoveri in ospedale e del 70% i ricoveri in strutture specializzate, Gibson dimostra come cure podologiche tempestive riducano del 36% la probabilità di subire un’amputazione ed infine La Società Italiana Diabetologi afferma nell’operazione “guarda prima i piedi” come le ulcere siano facilmente evitabili con interventi di screening e che ciò potenzialmente determinerebbe un risparmio di oltre 50 milioni di euro. Ho quindi creato, in collaborazione con il personale medico dell’Unità Operativa di Diabetologia del Policlinico S’Orsola-Malpighi, questo percorso assistenziale che rispetti i cardini della prevenzione, garantendo sia le cure mediche per la patologia acuta, sia per la prevenzione primaria ed educazione sanitaria. Questa integrazione rispetta le attuali linee guida e garantisce a tutti i pazienti un esame completo del piede almeno una volta all’anno, fino a una volta al mese in base al rischio. Con questo modello organizzativo anche a Bologna, dove fino ad oggi non era prevista la figura del podologo, si può parlare di intervento multidisciplinare, continuità assistenziale, valutazione globale del paziente, educazione sanitaria del paziente e dei familiari e assistenza omogenea e capillare. Il percorso da me ideato ha garantito in un anno di attività a 46 pazienti diabetici le cure podologiche essenziali secondo le linee guida amd-sid. Questi pazienti sono stati inseriti in un programma di screening, riabilitativo e preventivo in sinergia con il medico curante e il medico diabetologo. Molto ancora c’è da fare per migliorare questo “modello locale” nato per tamponare una situazione di emergenza sul territorio. La speranza è quindi di vedere concesse, anche alla luce di iniziative propositive come questa, ai pazienti diabetici le cure podologiche preventive e curative