thesis

Predittori neuropsicologici e di imaging molecolare dell'outcome cognitivo nella Malattia di Parkinson: evidenze da uno studio longitudinale su un'ampia coorte di pazienti

Abstract

La Malattia di Parkinson, sebbene nota principalmente come disordine del movimento, è una patologia neurodegenerativa clinicamente eterogenea che si associa frequentemente a manifestazioni di tipo non motorio quali disfunzioni autonomiche, disturbi del tono dell’umore, disturbi del sonno, psicosi, disfunzione cognitiva e talvolta anche demenza. La demenza, in particolare, interessa nel complesso circa un terzo dei pazienti con Malattia di Parkinson e determina un importante peggioramento della qualità della vita ed una ridotta sopravvivenza del paziente, oltre ad un aumentato stress per il caregiver. I substrati neuropatologici e neurochimici della demenza in corso di Malattia di Parkinson non sono completamente conosciuti, tuttavia si ritiene comprendano la degenerazione di multiple aree cerebrali e la compromissione di diversi sistemi neurotrasmettitoriali. Nonostante numerosi fattori, di tipo demografico, genetico, clinico, o rilevati agli studi di neuroimaging, siano stati valutati nelle ultime due decadi al fine di predire lo sviluppo di demenza, attualmente non si conosce alcun test in grado di distinguere con esattezza quale categoria di pazienti con Malattia di Parkinson svilupperanno demenza. L’obiettivo del presente studio è stato valutare, in un gruppo di pazienti con Malattia di Parkinson, il ruolo predittivo del grado di degenerazione nigrostriatale misurata con SPECT con 123I-FP-CIT al baseline e della performance al baseline al test della copia dei pentagoni dell’outcome cognitivo durante un follow-up di 5 anni. Sono stati reclutati 96 pazienti con malattia di Parkinson iniziale e tutti sono stati sottoposti a SPECT con 123I-FP-CIT al baseline e ad una valutazione del grado di disabilità motoria, con l’esecuzione della Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) nell’item III, e delle funzioni cognitive, con l’esecuzione del Mini Mental State Examination (MMSE), al baseline e ogni anno durante i 5 anni di follow-up. Durante il follow-up, il 18% dei pazienti ha sviluppato demenza. Tali pazienti presentavano, rispetto ai pazienti che non avrebbero sviluppato demenza, valori inferiori di captazione striatale del tracciante al baseline (p<0.01) e mostravano con una frequenza significativamente maggiore una performance errata al test della copia dei pentagoni (60% vs 20%). Significativamente diversi sono risultati inoltre il MMSE all’esordio e il punteggio della bradicinesia, entrambi maggiormente compromessi nei pazienti che avrebbero sviluppato demenza. È stata eseguita un’analisi di regressione logistica binaria considerando due variabili indipendenti: il valore di captazione striatale media, dicotomizzato in variabile binaria utilizzando come cut-off la mediana del gruppo, e il test della copia dei pentagoni. Il modello ha mostrato nel complesso la capacità di predire nel 35% dei casi lo sviluppo di demenza (p<0.001). Analogamente significativo è risultato il modello in cui venivano introdotti quali variabili la performance al test della copia dei pentagoni e la captazione media dei caudati. Tale risultato persisteva anche quando nell’analisi venivano considerati come covariate la severità del quadro motorio e la performance cognitiva al baseline. I risultati di questo studio indicano che il grado di degenerazione nigrostriatale misurata con SPECT con 123I-FP-CIT al baseline e le abilità visuospaziali e costruttive valutate con il test della copia dei pentagoni sono associate all’outcome cognitivo nei pazienti con Malattia di Parkinson, e confermano, come riscontrato da studi precedenti, che sia la degenerazione dopaminergica nigrostriatale che la disfunzione delle aree corticali posteriori, con una possibile azione sinergica, rivestono un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di declino cognitivo nei pazienti con Malattia di Parkinson

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