Lo scompenso cardiaco cronico costituisce, nella popolazione di età avanzata, una condizione frequente e notevolmente invalidante; le caratteristiche del paziente anziano affetto da insufficienza cardiaca predispongono allo sviluppo di riacutizzazioni della malattia, seguite obbligatoriamente da un declino della capacità funzionale residua.
Questo studio ha voluto analizzare una serie di variabili cliniche, ematochimiche, strumentali e di qualità di vita in una popolazione di 50 pazienti affetti da scompenso cardiaco, con lo scopo di sviluppare un modello multivariato capace di predire il rischio di riacutizzazione di scompenso cardiaco cronico. A tal fine sono stati utilizzati i dati abitualmente raccolti nell'ambito delle visite ambulatoriali presso la SD “Scompenso e Continuità Assistenziale”. Inoltre, abbiamo voluto analizzare l'aspetto più soggettivo della malattia, sottoponendo ai pazienti alcuni questionari di valutazione della qualità di vita: la scala Activities of Daily Living (ADL) e la Instrumental Activities of Daily Living (IADL), lo Short Portable Mental Status Questionnaire (SPMSQ), e la Geriatric Depression Scale (GDS).
La dipendenza nelle attività strumentali della vita quotidiana (scala IADL), la classe funzionale NYHA, il numero di reperti obiettivi, la presenza di rumori umidi alle basi polmonari, il grado di rigurgito transmitralico, la dose settimanale di diuretico dell'ansa e il numero di farmaci assunti quotidianamente sono risultati predittivi di riacutizzazione all'analisi univariata. A partire da indicatori con P statistica < 0,03 all'analisi univariata, è stato possibile sviluppare un modello predittivo multivariato (AUC= 0,945) comprendente la classe funzionale NYHA, la scala IADL, la sodiemia e il numero di reperti obiettivi.
Dalla combinazione di indicatori dello stato congestizio e del deficit funzionale del paziente e di esami ematochimici di routine è stato possibile ottenere un modello predittivo multivariato per la riacutizzazione di scompenso cardiaco cronico. La non-invasività e la semplicità della raccolta dei dati rendono questo modello uno strumento facilmente utilizzabile nella pratica clinica per predire il rischio di riacutizzazione di scompenso cardiaco cronico e stabilire dunque un più stretto follow-up nei confronti dei pazienti maggiormente a rischio