Fetal alcohol spectrum disorders awareness in health professionals: Implications for psychiatry [La conoscenza della sindrome alcolica fetale negli operatori sanitari: Implicazioni per la psichiatria]
La sindrome alcolica fetale (FASD) indica una pletora di condizioni malformative che portano a ritardo mentale nei bambini e che colpisce neonati che sono stati esposti all’alcol durante la gravidanza o l’allattamento. La FASD è un argomento rilevante per la salute pubblica in Europa: infatti l’Europa è il primo continente per l’uso di alcol durante la gravidanza con una prevalenza del 25,2%. L’Italia è al terzo posto tra i Paesi europei, con una maggiore prevalenza di FASD (45,0 per 1000 abitanti). Inoltre, l’incidenza della FASD potrebbe ancora essere sottovalutata a causa di numerosi casi non diagnosticati. Lo scopo dello studio è di sintetizzare brevemente le evidenze esistenti sulla conoscenza della FASD e sui suoi aspetti psichiatrici per valutare le conoscenze, gli atteggiamenti e le pratiche nei confronti del consumo di alcolici durante la gravidanza in un campione italiano di operatori sanitari, al fine di fornire informazioni sulla prevenzione della FASD. Un questionario online anonimo, contenente i modelli AUDIT-C, T-ACE, e un questionario alimentare sono stati inviati a 400 professionisti e studenti di professioni sanitarie italiani. Il sondaggio includeva informazioni socio-demografiche, domande sulle abitudini di consumo e sulla conoscenza, l’atteggiamento e la pratica nei confronti dell’assunzione di alcol durante la gravidanza. Su 400 questionari spediti, 320 sono stati restituiti per l’analisi. Di questi 320 questionari, il 96,3% sono di donne. L’AUDIT-C ha rivelato che il 52,4% erano
bevitori a basso rischio, ma il 27,6% erano bevitori a rischio. Il 90,6% dei partecipanti ha negato di aver mai frequentato un corso sul danno al feto indotto dal consumo di alcol durante la gravidanza, ma il 91,3% era disposto a partecipare a iniziative di aggiornamento professionale sull’argomento. Solo il 19,1% dei partecipanti informa regolarmente degli effetti deleteri per il feto di alcol prenatale e solo il 51,1% consiglia la politica di “alcol zero”. Circa il 41% dei partecipanti tollera l’assunzione di bevande a basso contenuto di alcol. Nessuna differenza è stata trovata tra non bevitori e bevitori a basso e ad alto rischio. Conclusioni. I dati mostrano che solo aggiornamenti specifici e continuativi per gli operatori sanitari sulle abitudini alimentari possono avere un certo impatto per prevenire l’assunzione gestazionale di alcol, al fine di prevenire la principale causa di ritardo mentale nei bambini nei Paesi occidentali.Fetal Alcohol Spectrum Disorders (FASD) are a plethora of malformative conditions leading to mental retardation that affect newborns and children who have been exposed to alcohol during pregnancy or breastfeeding. FASD is a relevant topic for public health in Europe: European area is first in ranking for alcohol use during pregnancy with a prevalence of 25.2%. Italy ranked third among European countries with higher prevalence of FASD (45.0 per 1000 population). Furthermore, FASD could still be underestimated because of numerous undiagnosed and misdiagnosed cases. Aims of the study were to briefly summarize existing evidences about FASD and its psychiatric aspects to assess knowledge, attitudes and practice towards alcohol drinking during pregnancy in an Italian sample of health care professionals in order to provide information about FASD prevention. An anonymous online questionnaire containing the AUDIT-C, T-ACE model and the Drinking Motive Questionnaire was sent to 400 Italian healthcare professionals and students. The survey included socio-demographic information, questions about drinking habits and about knowledge, attitude and practice towards alcohol assumption during pregnancy. Among 320 respondents, 96.3% were women. AUDIT-C revealed that 52.4% were low risk drinkers but 27.6% were hazardous drinkers. The 90.6% of participants denied to ever attended a course about the fetus damage induced by alcohol consumption during pregnancy but 91.3% were willing to participate to professional update initiatives on the topic. Only 19.1% of participants talk regularly about the deleterious effects for the fetus of prenatal alcohol drinking to women and only 51.1% advise the 'zero alcohol' policy. Around 41% of participants tolerates the assumption of low-alcohol beverages. No differences were found between no drinkers and low and hazardous drinkers. In conclusion, data show that only specific and continuing updating for health care professionals about drinking habits may have impactful actions to prevent gestational alcohol intake in order to prevent the main cause of mental retardation in western countries