Narrare la migrazione come esperienza formativa si concentra sull'analisi e la revisione di strumenti e strategie come compito di comunità e corresponsabilità educativa; avvalendosi di differenti contributi teorici e di metodo (disciplinari e professionali), si colloca entro la sintesi della Pedagogia sociale e interculturale e dell'Educazione degli Adulti. La prima parte propone, da un lato, un quadro teorico-fondativo del narrare l'errare per ibridarsi con le alterità e della sottrazione della biografia alla sua consueta funzione di controllo, secondo una filosofia che riconosce la migrazione come atto politico ed esistenziale, tra processi e pratiche di vita e di formazione; dall'altro, una prospettiva pedagogico-interculturale che tiene conto dei fattori sociali, culturali e psicologici che segnano la migrazione, della/e famiglia/e come osservatorio e progetto della migrazione, dell'alfabetizzazione e del lavoro, della rete di servizi, agenzie e attori del territorio che forniscono strumenti conoscitivi e attivano strategie di integrazione e inclusione culturale e sociale. La seconda parte ha preso le mosse dall'audizione in Commissione dei Richiedenti Protezioni Internazionale e ha coinvolto RPI accolti dalla Cooperativa Sociale e di Solidarietà "L'Ovile" di Reggio Emilia ai fini del progetto individuale e di comunità, ripensando la messa a punto di strumenti e di strategie pedagogicamente connotati e secondo un setting educativo che, da un lato, assume il viaggio (come viaggio) di formazione e, dall'altro, tratta la narrazione di gruppo della migrazione come (ricostruzione profonda dell') esperienza formativa. La terza parte si concentra su linee e terreni di progettualità educativa relativamente alla promozione della cura educativa nei confronti di esistenze in fuga, ai legami familiari, all'alfabetizzazione, all'orientamento e/o al lavoro, alla mediazione e al volontariato, ai racconti di sole immagini come dispositivo autobiografico, alla narrazione in ambiente digitale e in funzione della formazione delle figure a valenza pedagogica