Abstract

Il saggio si occupa di quella felice stagione del secondo dopoguerra durante la quale Eduardo scrisse i suoi capolavori teatrali e realizzò la maggior parte delle sue opere cinematografiche. Cerca inoltre di chiarie due equivoci che hanno inficiato una serena valutazione critica del suo rapporto con lo schermo. La prima è il contributo al “neorealismo”, inteso come uno schema prefissato a cui gli autori, come lo stesso Eduardo, dovevano attenersi. Il secondo equivoco è legato ad una vulgata che mette a confronto i due ambiti: la scena e lo schermo finendo per concludere che la sua figura di cineasta sia mediocre. Eduardo, in breve, diede un valido contributo alla stagione neorealista, nel cinema, non meno che nel teatro. Per quanto riguarda le sue capacità di attore e anche di regista, ad una più attenta e meditata analisi, si rivelano caratteri fin ad ora ignorati di originalità e resa espressiva

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