L'autismo un problema sociale: punti di contatto tra Disturbo dello Spettro Autistico e metodo ABA

Abstract

L’autismo rappresenta una delle sindromi più difficilmente spiegabili dell’età evolutiva. Attualmente si tende a convergere nella considerazione dell’autismo come disturbo generalizzato dello sviluppo, caratterizzato da una compromissione qualitativa ad origine precoce (nei primi tre anni di vita) dell’interazione sociale, della comunicazione e del repertorio comportamentale. Il disturbo viene definito generalizzato, in quanto interessa lo sviluppo percettivo e discriminativo, dell’attenzione, della motricità, dell’intelligenza, della memoria, del linguaggio, dell’imitazione e, più in generale, dell’adattamento all’ambiente. Per quanto riguarda le cause, l’autismo è stato in un primo momento considerato di origine prevalentemente psicosociale o psicodinamico, ma le evidenze che si sono accumulate negli ultimi anni hanno ridimensionato questa posizione e stanno chiarendo l’aspetto predominante del substrato biologico nel determinismo del disturbo. Non esiste una cura per l'autismo, è però possibile mirare ad un fortissimo miglioramento delle capacità di adattamento delle persone. L’inclusione degli studenti con disabilità è stata riconosciuta come pratica educativa importante in Italia sin dal 1977 quando, con la legge 517, sono state abolite le classi differenziali e gli studenti disabili hanno avuto accesso alle classi “normali.” Questo passaggio ha obbligato le scuole ad interrogarsi circa le necessità specifiche che possono caratterizzare i percorsi scolastici di tali alunni. La comunità scientifica internazionale è d’accordo che l’intervento d’elezione in autismo debba essere precoce, intensivo, globale e fondato sull’Analisi del Comportamento Applicata (Applied Behavior Analysis /ABA)

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