Dare qualità alla ragione è una risposta laica alla ansia ed alle angosce della modernità che ha rinunciato a vane promesse religiose (riprese talvolta desacralizzandole, con nuovi, ma sempre vuoti, vestiti ideologici) e maggiormente della post-modernità che non crede più neppure ad indefiniti ed inesistenti fini teleologici. Lo strutturalismo (mutuato da ricerche antropologiche) si presenta come un linguaggio aspro, ma sincero, per rappresentare la complessità della realtà, nella parzialità di ogni rappresentazione. Pressoché in parallelo, si presenta il contributo sociologico e politico, della Scuola di Francoforte neomarxista, a partire dalla critica marxiana al fallace marxismo ortodosso sovietico ed alla vacua società dei consumi occidentale. Sempre in parallelo, il falsificazionismo rappresenta un punto di arrivo di una ricerca filosofica che, dalla filosofia della scienza, si estende alla critica delle dottrine politiche, per sostenere idee di libertà e giustizia. Allora dare qualità alla ragione non è un problema banale, di fronte ai moltissimi fallimenti della storia, passata e recente. Per questo, è necessario concepire, mettere in atto e sostenere, sempre in modo critico e molto responsabile, soluzioni parziali, per tempi limitati e spazi ristretti, sapendo che solo lo incontro, il dialogo e la accoglienza, con altre soluzioni parziali, permetteranno di costruire una rete mirabile di piccole intese, per quanto precarie, fragili e provvisorie. La identità soft tra vero, bene e bello, dove i primi due sono di incerta natura e definizione, mentre il terzo si rifà semplicemente alla educazione civica ed un galateo minimo, senza richiamare falsi assoluti, porta a ricercare la ricchezza e la gioia di una fantasia di colori ed una sinfonia di suoni. Pertanto clemenza, verso gli altri, e temperanza, con se stessi, sono le piccole doti richieste