La Tubercolosi rappresenta un emergente problema di salute pubblica associato soprattutto ai flussi migratori. Le modificazioni della risposta immune cellulo-mediata, alla base della riattivazione dell’infezione da Mycobacterium tuberculosis e dello sviluppo della Malattia Tubercolare, possono presentarsi in numerose condizioni cliniche quali infezione de HIV, neoplasie, insufficienza d’organo, terapie farmacologiche. Il trattamento attuale di HBV si avvale di due possibili approcci: analoghi nucleotidici/nucleosidici (NUC) o interferone peghilato alfa 2a. Gli effetti secondari all’impiego di interferone sono molteplici: astenia, febbre, calo ponderale, disturbi neuropsichiatrici, disordini ematopoietici, alterazioni immunologiche (in particolare, riduzione della conta di linfociti CD4 e alterazioni citochiniche). Sebbene siano stati osservati casi di riattivazione di TB durante terapia interferonica (associata a ribavirina) in corso del trattamento di HCV, non sono invece noti quelli insorti durante trattamento di HBV. Descriviamo il primo caso di TB (linfonodale) insorta durante monoterapia con interferone per epatite B, in un paziente di origine cinese affetto da cirrosi epatica. Seguendo le attuali linee guida, non e’ stato effettuato nessuno screening per la TB prima della terapia interferonica, benchè il paziente provenisse da un paese ad elevata endemia. Dopo immediata sospensione dell’inteferone, il paziente veniva trattato con analogo nucleotidico (Tenofovir Disoproxil Fumarate) in associazione con la terapia standard anti-TB, con risoluzione della linfadenite e mantenimento della soppressione di HBV-DNA, senza effetti secondari di rilievo. Anche se i meccanismi della riattivazione di TB in corso di terapia inteferonica non sono chiari, l’attenta ricerca di un’infezione tubercolare latente e l’eventuale trattamento nei pazienti provenienti da aree endemiche, potrebbe trovare una razionale indicazione