Nel settore agro-alimentare gli ultimi anni hanno significato molto in termini di riequilibrio dei ruoli e delle posizioni. In particolare, la forte competizione del mercato ha fatto segnare la cancellazione di numerose imprese di minori dimensioni, la rilevante perdita di potere contrattuale da parte del settore agricolo e l’evidente diminuzione occupazionale imputabile a soluzioni tecnologiche ed organizzative sostitutive. Parlare di agro-alimentare oggigiorno vuol dire trattare di un microcosmo particolarmente complesso. Discutere di agricoltura, alimenti e consumi delle economie cosiddette “evolute” (dove le molteplici forme degli usi sempre più spesso travalicano la necessità per farsi edonismo) impone una premessa relativa agli ultimi tempi, particolarmente intensi per fatti e circostanze.
Nel nostro Paese, tradizionalmente descritto quale esportatore di consuetudini culturali e produttive di assoluta rilevanza, si è assistito ad una sostanziale ascesa della ricerca e della innovazione, proprio in quel settore primario, l’agricoltura appunto, che è base fondante dell’alimentare tutto. Parallelamente, le biotecnologie innovative e l’idea di rendere le piante sempre più rispondenti alle mutate esigenze di consumo caratterizzano il dibattito etico e produttivo odierno. Le dinamiche socio-economiche hanno accompagnato un tale cambiamento: meno addetti alle campagne, produttività cresciute esponenzialmente, nuovi obiettivi fatti di qualità e selezione delle superfici. Ed in città consumatori sempre più attenti ai cibi ed alle bevande, divisi tra cultori del rapporto qualità/prezzo, idealisti del gusto e distratti fruitori di circostanza. Cittadini inclini a riscoprire nel fine settimana il benessere agreste, disposti a spendere per trovare scampoli di tipicità agro-alimentare ed eno-gastronomica. Forte interesse, perciò, per le produzioni certificate a DOP ed IGP e per i vini a DOC e DOCG: un mix di oltre quattromila esemplari