Innovazione, etica e qualità nella progettazione

Abstract

Viviamo il tempo attuale immersi in una crisi i cui contorni ci sfuggono, le cui dimensioni economiche non rappresentano l’unico parametro per valutarne l’entità e la natura, ma è diffusa l’opinione che si sta compiendo un passaggio, una evoluzione traumatica nei comportamenti sociali e nella percezione della scala dei valori del vivere civile. Nel nostro settore la crisi sta colpendo duramente, da una parte ostacolando la possibilità per le aziende pubbliche di proseguire nella loro opera di sviluppo dell’offerta di servizi sanitari e socio-sanitari, dall’altra minando la capacità di tenuta di un sistema professionale volto alla elaborazione di proposte progettuali e di soluzioni di ingegneria per supportare tale sviluppo. Allora per la ripresa del sistema occorre che da parte della nostra categoria si sviluppino nuove energie, nella direzione della innovazione dei processi ideativi e produttivi del progetto e nella consapevolezza della necessità inderogabile di introdurre nella competizione valori di correttezza e di responsabilità civile. Alcuni assunti possono essere condivisi in generale poiché appare indifferibile riproporre con forza il significato civile del fare architettura: il progettista deve essere attento ai requisiti di inserimento ambientale e di interazione con il paesaggio; deve essere consapevole della delicatezza del contesto urbano in cui si colloca, ma anche capace di prevedere e di guidare l’impatto sociale del proprio operato, volto al miglioramento delle condizioni di vivibilità dei cittadini. Soprattutto di quelle fasce di cittadinanza più debolmente rappresentate, che spesso coincidono con i portatori delle istanze sociali non ulteriormente derogabili

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