Il capitale di rischio nelle PMI: tra spirito imprenditoriale e cultura manageriale

Abstract

Le aziende di piccola e media dimensione denotano peculiarità nel proprio assetto di governance in virtù del connubio in esse esistente tra la dimensione imprenditoriale e quella manageriale. Mentre la dimensione imprenditoriale trova la propria essenza nella capacità dimostrata da taluni soggetti nel saper cogliere e soddisfare, tramite una business idea innovativa, bisogni latenti o già manifesti, per via di un’efficace ed efficiente organizzazione delle risorse, la managerialità è invece sintomo ed espressione di un certo grado di professionalizzazione che sottende l’acquisizione e l’utilizzo di tecniche atte all’esplicazione di tutta una serie di funzioni che vengono denominate, comunemente, «manageriali». Studi e ricerche hanno mostrato come, nella piccola e media impresa italiana, possa ben difficilmente riscontrarsi la presenza di sistemi di management formalizzati, per la debolezza e/o l’assenza di quei legami la cui presenza è ritenuta, invece, conditio sine qua non per poter configurare un approccio sistemico . In tali realtà l’orientamento strategico di fondo è delineato, dunque, dall’imprenditore-proprietario il quale, sovente, basa le proprie scelte e decisioni sull’intuito piuttosto che su strumenti di pianificazione ad hoc, necessari per poter sviluppare un percorso strategico preordinato . La strategia è, inoltre, formalizzata e comunicata assai raramente con l’effetto che l’attenzione dell’organizzazione viene spesso focalizzata sul breve piuttosto che sul medio-lungo periodo. Il presente lavoro si propone di analizzare il piano strategico d’impresa evidenziandone le caratteristiche e le modalità di costruzione affinchè esso possa essere utilizzato quale strumento efficace in sede sia di pianificazione, sia di governo della strategia

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