La performance chopiniana ha sempre rappresentato un avvenimento singolare: dalle rare apparizioni in concerto di Fryderyk Chopin alle esecuzioni storiche connesse alle personalità uniche dei grandi interpreti. A questa tematica è legata sia la questione della relazione compositore/testo-interprete, sia l’attesa da parte della critica e del pubblico, di quel leggendario clima musicale. La recezione chopiniana, infatti, è sempre stata collegata sia alla percezione sentimentale-affettiva, relativa alla vita interiore ed alla sua metafora, che alla dimensione estetico-psicologica secondo una visione dell’arte filtrata nella critica e nella storia. Il variare delle epoche, e quindi le metamorfosi del gusto, hanno portato a concezioni esecutive spesso lontanissime tra loro. In una prospettiva più profonda, la questione riguarda l’immaginario chopiniano considerato in rapporto all’idea compositiva, interpretativa e fruitiva nell’esperienza simultanea. Nel concerto chopiniano, , acquista un ruolo fondamentale la relazione (soggettivo-oggettiva) tra l’idea-rappresentazione e la Stimmung unita ad essa: il fulcro consiste nel punto di incontro tra la forma sonora ontologica insita nell’essenza stessa dell’opera e quella fenomenologica della creatività dell’interprete. E’ in questo momento che il ruolo dell’esecutore (ri-creatore) assume la funzione centrale della performance nel suo divenire. Pertanto, della dimensione dell’ immaginario creativo e ricreativo fanno parte sia il momento della comunicazione-rappresentazione che quello dell’attesa-ascolto-recezione. La verifica si ha nelle testimonianze storiche e nei maggiori esempi del pianismo chopiniano, appartenente alle più significative personalità degli interpreti, alle mode, alle diverse tradizioni e scuole, così come al quadro storico-nazionale ed estetico-universale