BOCCIA, GIOVANNI

BRUNETTI, Luigi

CAPUNZO, Mario

CAVALLO, Pierpaolo

DE CARO, Francesco

MARSICO, Giuseppina

PALMIERI, Loredana

SANTORO, EMANUELA

SAVARESE, Giulia

Italian

Archivio della Ricerca - Università di Salerno

501ATTI del 44° Congresso Nazionale S.It.I. 501PARTE IIIPOSTERlivelli di adesione più elevati, ed in conformità al DGR 411/08, la RegioneVeneto ha proposto la somministrazione del vaccino anti-varicella nellamedesima seduta della vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia(MPR). Dal 2007 è stato inoltre reso disponibile il vaccino con formulazionequadrivalente (MPRV) al 14°mese ed al 6° anno di età. Lo scopo dellostudio è stato valutare i dati di copertura vaccinale e l’efficaciadell’applicazione della nuova strategia vaccinale.MATERIALI: I dati di copertura vaccinale 2006-2009 delle diverse AziendeULSS sono stati ricavati dal sistema di sorveglianza speciale delle malattieinfettive della Regione Veneto. I casi di varicella per gli anni 2006-2010sono stati ricavati dal sistema di notifica SIMIWEB. Le segnalazioni deglieventi avversi sono state raccolte dal Canale Verde.RIASSUNTO: I casi di varicella registrati nel Veneto sono stati 14.096 (295casi per 100.000) nel 2006, 9.963 (206 casi per 100.000) nel 2007, 6.239(128 casi per 100.000) nel 2008, 3.830 (78 casi per 100.000) nel 2009. Lacopertura media regionale della vaccinazione anti-varicella al 31/03/2009risulta essere intorno ad una media regionale del 77,3%, con copertura daMPRV pari al 57,4% e copertura del solo vaccino anti-varicella al 19,8%.La frequenza di segnalazione degli eventi avversi secondo la stima dei datidel 2009 corrisponde a 16,2/10.000 dosi di MPRV, di cui solo 4,2/10.000vengono segnalati come eventi avversi gravi (2,1/10.000 sono segnalaticome convulsioni).CONCLUSIONI: L’introduzione dell’offerta della vaccinazione sembra avereavuto un buon impatto sull’incidenza di varicella e la possibilità di poterutilizzare il vaccino quadrivalente MPRV, vaccino che si è dimostratosicuro e che incontra migliore compliance, ha sicuramente permesso ilrapido raggiungimento di tassi copertura vaccinale posti negli obiettividella progettualità della Regione Veneto.167 L’approccio ludico come strumentodidattico nella promozione di corretti stilivita: un esempio pratico attraversol’utilizzo di un gioco multimedialeinterattivoCavallo AR, Simeone MD, Liuzzi S, Matichecchia A,Conversano M, Pesare ADipartimento di Prevenzione Asl di TarantoOBIETTIVI: Il Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Taranto ha realizzato,nell’a.s. 09-10, il “DIZIONARIO DELL’ALIMENTAZIONE”, un Progetto diEducazione Sanitaria rivolto a 2796 alunni che frequentano la scuolasecondaria di 1°grado.Nell’era della tecnologia e dei videogames il puntoforza del Progetto è stato l’inserimento del “videogioco” come strumentodi apprendimento.La scelta di dare una veste ludica alle attività propostetrova la sua motivazione non solo nel dare una forma divertente e piacevolea specifici argomenti, ma risiede nello stimolare, attraverso il gioco,l’effettiva partecipazione dei ragazzi ad attività che li impegnano dalpunto di vista cognitivo-emotivo e che li coinvolgono stimolandoli a“mettersi in gioco”. L’esperienza ludica conferma la sua validità nelleteorie di Piaget e Bruner: nel gioco si entra in contatto con se stessi e congli altri, si elaborano strategie, percorsi e scelte e si sperimentano vissutipersonali la cui influenza sulla formazione e sullo sviluppo è moltoimportante.MATERIALI: Dopo una lezione interattiva in plenaria, sui principi di una sanae corretta alimentazione, l’operatore invita le classi a partecipare al giocomultimediale “È ora di mangiar bene”, al fine di coinvolgerli a riflettere e amettere in pratica quello che hanno appreso durante la lezione tenutadall’operatore sanitario.Il gioco prevede 3 fasi: - suddividere il gruppo classein 2 squadre - individuare da un mazzo virtuale di carte raffiguranti varialimenti, quelli salutari e non - collocare i cibi salutari nel rispettivo pastodella giornata, al fine di comporre un menù nutrizionalmente corretto. Vincela squadra che colloca correttamente il maggior numero di alimenti.Le finalitàeducative sono: - valutare la giusta scelta degli alimenti e comporrecorrettamente un menù che soddisfi il proprio fabbisogno energetico -identificare i cibi ad alta densità calorica e sostituirli con cibi sani.RIASSUNTO: Dall’osservazione degli atteggiamenti del gruppo classe sievince che, nella classica lezione frontale, in cui le relazioni alunni-operatoresanitario sono del tipo “ io parlo, tu ascolti”, i ragazzi sembrano poco partecipi.Ladidattica ludica, invece, si contrappone alla fissità e sistematicità dellediscipline curriculari, non rimanda a qualcosa di costrittivo e direttivo, macontribuisce allo sviluppo delle molteplici dimensioni dell’individuo e alconseguimento degli obiettivi educativi-formativi che la scuola persegue.L’attività ludica, specie se tecnologicamente adeguata al loro modus vivendi,può, quindi, correlarsi con quella istituzionalmente prevista e programmata,senza costituirne un ostacolo o una distrazione ma un significativopotenziamento.168 Epidemiologia dell’albuminuria:studio trasversale della presenzae della distribuzione del rapportoAlbumina/Creatinina nelle urinein una popolazione di pazientiambulatorialiCavallo P*, Malanga A*, Trotta V*, Santoro E°, Palmieri L*,De Caro F°, Boccia G°, Capunzo M°* Università di Salerno, Corso di Laurea in Scienze Biologiche,Insegnamento di Igiene ° Università di Salerno, Dipartimento di Scienzedell’Educazione, Cattedra di IgieneOBIETTIVI: La presenza di albumina nelle urine è un indicatore di dannorenale preclinico. Questo test, tuttavia, richiede la raccolta delle urine delle24 ore e mal si presta ad essere utilizzato quale test di screening sullapopolazione generale. Recentemente è stato proposto e validato un testcapace di dare gli stessi risultati ma su campione “spot” di urine, ovvero ladeterminazione del rapporto Albumina/Creatinina (CAR). Scopo del presentelavoro è stato studiare il CAR in una popolazione di pazienti ambulatorialiper definire la prevalenza della microalbuminuria (MALB) per differenticondizioni cliniche.MATERIALI: Sono stati studiati 1200 pazienti consecutivi, per i quali erapossibile ottenere un campione di urina del mattino ed almeno i dati clinicidi base (sesso, età, peso, altezza, diagnosi). Per ciascun paziente è stataeseguita la determinazione del CAR mediante strumentazione automatica(Abbott Architect CI 8000); inoltre i dati di base (cfr. sopra) e tutti gli altridati disponibili al momento dell’arruolamento del paziente sono stati inseritiin un database. I pazienti sono stati classificati negativi per Albuminuria(ALB) < 5 mcg/ml in quanto per questa concentrazione il CAR non èdeterminabile, borderline per CAR < 30, , positivi bassi per CAR < 150,positivi alti per CAR < 300 e, infine, classificati come macroalbuminuriaper CAR > 300.RIASSUNTO: Una albuminuria patologia è stata evidenziata nel 15.7%della popolazione studiata. In dettaglio, i valori apparivano così distribuiti:27.9 % negativo; 56.4 % borderline; 11.8 % positivo basso; 2.2 % positivoalto; 1.7 % macroalbuminuria. I soggetti con MALB conclamatapresentavano queste diagnosi: 12.5 % diabetici, 17.2 % ipertesi, 6.2 %cardiopatici, 9.4 % donne in gravidanza, 42.5 % altre diagnosi, 12.5 %senza diagnosi.CONCLUSIONI: Il riscontro di MALB positiva, ovvero di valore del CARcompreso tra 30 e 300, ha una prevalenza apparentemente elevata nellapopolazione generale. Nel nostro studio, inoltre, vi è stata evidenza di unanotevole quota di soggetti con MALB borderline ovvero positiva ma senzauna precisa diagnosi. Ciò suggerisce: (1) che vada approfondito il ruolo diquesta determinazione come marker di salute pubblica, anche allo scopo didefinire dei percorsi diagnostici che traggano da questo esame, economicoe di semplice esecuzione, il massimo beneficio possibile per la popolazione,(2) che sia necessario un intervento di tipo organizzativo/prescrittivo perchésia formulato con maggiore precisione il quesito diagnostico, e (3) che siaopportuno definire una research agenda per approfondire in modosistematico questo tema.169 Studio sulle correlazioni tra indicatoridi stress, qualità della vita e bruxismoin un gruppo di studenti universitariCavallo P, Boccia G, Savarese G, Marsico G, De Caro F,Santoro E, Palmieri L, Brunetti L, Capunzo MUniversità degli Studi di Salerno - Dipartimento di Scienzedell’EducazioneOBIETTIVI SPECIFICI: La letteratura esistente riporta sovente che le basidello stress lavorativo sono connesse allo stress che un soggettoesperimenta durante gli studi, specie quelli universitari. Il presente studioha mirato a determinare la prevalenza dello stress percepito (SP), dellavulnerabilità allo stress (VS), della qualità della vita correlata alla salute(HRQOL) e del Bruxismo (BR) in una popolazione di studenti universitari,per poi correlare questi indicatori con i vari tipi di stressors.METODOLOGIAÈ stato somministrato un questionario a 203 studenti dell’Università degliStudi di Salerno, 63.5% di sesso femminile e con una età media 22.6 anni(CL95% 22.4-22.9). I soggetti erano iscritti al terzo anno di un corso dilaurea di diverse Facoltà: Scienze della Formazione, Giurisprudenza,Ingegneria, Medicina.Il questionario era composto dalle seguenti schede: anagrafica; deglistressors (indicati per frequenza e intensità); dello stress percepito, testPSS-14; della vulnerabilità allo stress, test SVS; della qualità della vita502ATTI del 44° Congresso Nazionale S.It.I.502 POSTERcorrelata alla salute e al benessere, tests EQ-5D e MSWBI; del bruxismo,test BR, studiato con una scala anamnestica e di autovalutazione.RIASSUNTO DEI RISULTATI: Il punteggio medio della scala degli stressors,determinata in base a intensità e frequenza degli stessi, ha dato un valoremedio di 16.6 (15.6-17.7). I valori riscontrati per le varie scale sono stati iseguenti (in parentesi i CL95%): PSS-14 = 46.5 (45.5-47.5); SVS = 10.6(9.8-11.4); EQ-5D = 1.22 (1.19-1.26); EQ-VAS = 61 (56-65), MSWBI = 7.2(6.6-7.8); BR = 22.6 (21.4-23.8). La correlazione, studiata col metodo delTau di Kendall, ha mostrato una fortissima concordanza e dipendenza tra lescale EQ-5D, PSS-14, SVS e BR e la scala degli stressors, con valori diP<0.01 per tutte le correlazioni.CONCLUSIONI: Dunque, sembra, da questa prima analisi dei dati, cheesista un elevato livello di stress nella popolazione studentesca intervistataed è evidente un bisogno di supporto, peraltro in parte insoddisfatto e conpresenza di domanda inespressa. Vi è una forte correlazione tra BR eindicatori di stress. Sono necessari ulteriori studi per focalizzare i piùimportanti stressors e progettare specifici strumenti/azioni di diagnosi eprevenzione da attivare nella popolazione studentesca.170 Rischio biologico da aerosol negli impiantidi cernita rifiuti per la produzione di CDRCavallotti I^, Luciana A^, Amiranda C^, Arnese A^,Attena F^Dipartimento di medicina PubblicaClinica e Preventiva SUNOBIETTIVI: Gli aerosol sono costituiti da particelle di varia dimensione. Legoccioline più piccole (< 150 millimicron) evaporano in pochi secondi,quindi prima di raggiungere il suolo, lasciano in sospensione nell’aria unresiduo di materiale che prende il nome di nucleo della gocciolina (dropletnucleus). I microrganismi sospesi nelle goccioline diventano parte delnucleo della stessa, rimanendo anch’essi sospesi nell’aria tal volta perlunghi periodi. Le goccioline più grandi, invece, riescono a raggiungere ilsuolo grazie al fatto che il loro rapporto superficie/volume più piccolo nonpermette una rapida evaporazione. Esse, in genere, tendono ad aderire allesuperfici o diventano parte della polvere ambientale. Il riscontro frequentedi patologie respiratorie e gastroenteriche da parte dei Medici Competentiaddetti alla sorveglianza dei lavoratori che operano negli impianti di CDR ciha spinto ad intraprendere uno studio per valutare il grado di inquinamentomicrobico dell’aria nelle diverse zone di lavoro in alcuni impianti di CDR ecernita rifiuti della Regione Campania.MATERIALI: Il campionamento degli aerosol microbici è stato effettuatocon SAS su piastre Rodac utilizzando terreni di coltura per la carica battericatotale e terreni selettivi per le diverse specie patogene. Il campionamentodelle endotossine nell’aria è stato effettuato con una pompa volumetricadella ditta TCRTECORA tipo Bravo R collegata ad un gorgogliatorecontenente 25 ml di acqua distillata apirogena.CONCLUSIONI: In tutte le zone esaminate esiste una contaminazionemicrobica che risulta più accentuata nelle aree di cernita rifiuti nelle stessearee è stata evidenziata anche una carica micotica costituita da lieviti emuffe, prevalentemente del tipo Apergillus spp e Penicillum spp, superiorerispetto ad altre zone degli impianti esaminati. Si riscontra, inoltre, lapresenza di coliformi totali, E. Coli, Enterobatteri e Pseudomonas Aeruginosanelle aree a maggior contaminazione microbica. Non è stata invece rilevatala presenza di Streptococchi   emolitici del gruppo A e StaphylococcusAureus. Relativamente alle endotossine, i campioni raccolti in tre puntihanno presentato concentrazioni comprese tra 4 e 16 ngE/m3. Si fa presenteche allo stato attuale non sono riportati in letteratura limiti univoci diconcentrazione delle endotossine nell’aria degli ambienti di lavoro.Analogamente, in mancanza di limiti di legge relativi alla contaminazionemicrobiologica e micotica dell’aria indoor sono state proposte, da variAutori, delle linee guida interpretative.171 Malattia di Alzheimer e fattori ambientali:possibili implicazioni eziopatogeneticheCeccio C, Chirico C, Zoccali A, Casella R, Laganà P,Delia SDipartimento di Igiene Università di MessinaOBIETTIVI: In Italia nel secolo trascorso la percentuale di soggetti over 65è passata dal 6,1% al 17,7% e in cinquant’anni arriverà a circa il 32% dellapopolazione totale. La demenza, pertanto, diventerà un rilevante problemaclinico, sanitario ed economico, rappresentando una delle principali causedi disabilità negli anziani. La Malattia di Alzheimer (MA) è la demenza piùfrequente raggiungendo il 60% di queste patologie. Obiettivo del presentelavoro è evidenziare eventuali fattori di rischio ambientali che, generandostress ossidativo, possano avere un ruolo nell’eziopatogenesi della MA.MATERIALI: La ricerca della letteratura scientifica è stata condotta suMedline, Alzheimer’s disease International (ADI),www.alz.org, EuropeanConference Dementia,www.iss.it. I criteri di selezione sono stati:data dipubblicazione successiva al 2000, popolazione over 65, esposizione ainquinanti ambientali.RIASSUNTO: A livello mondiale i soggetti affetti da MA sono 35 milioni,numero destinato a raddoppiare ogni 20 anni: sono attesi 65 milioni dimalati nel 2030 (ADI). In Italia ne sono affette circa 400.000 persone.Nonostante le recenti acquisizioni scientifiche e le numerose ipotesiproposte, l’eziologia della MA non è stata ancora definita con certezza.Oltre i classici fattori di rischio quali età e familiarità, l’interesse dellaletteratura recente è rivolto al possibile ruolo dell’esposizione a contaminantiambientali come metalli, pesticidi e particolato atmosferico. L’alluminio èuno dei metalli maggiormente presenti in acqua di fonte, bevande, cibi,cosmetici e farmaci: tutti pertanto, siamo esposti a questo elemento,associato a diversi processi neurofisiopatologici responsabili delladegenerazione tipica della MA. Alcuni AA suggeriscono un ruolo decisivodel mercurio nell’eziologia della MA per la ridotta capacità dell’apo Ee4 dilegare tale metallo causandone deposito nel cervello e aumentandone ilivelli ematici. È stato, inoltre, dimostrato un aumentato rischio di MA insoggetti con esposizione professionale a pesticidi. Infine, in popolazioniesposte ad ambienti urbani particolarmente inquinati è stata riscontrata laprematura presenza di placche amiloidi in bulbi olfattivi, corteccia frontalee ippocampo.CONCLUSIONI: Sebbene non sia universalmente dimostrato un legamecerto tra presenza di inquinanti in diverse matrici ambientali e MA,lo studiosistematico di tali fattori di rischio potrebbe essere di supporto ad unapproccio Evidence Based alla prevenzione di questa patologia i cui costisono elevati sia per il sistema sanitario e socio-assistenziale che per ipazienti e le loro famiglie.Ulteriore sviluppo della nostra indagine prevedela metanalisi delle evidenze più significative.172 Valutazione dell’adesionee della nazionalità della popolazionestraniera agli screening mammograficoe colon rettale nell’ASL di SondrioCecconami L, Ardemagni G, Gianola LASL di SondrioOBIETTIVI: Nell’ASL di Sondrio lo screening mammografico attivo dal2000,e lo screening colon rettale,attivo dal 2005, sono rivolti allapopolazione residente e assistita di età compresa tra 50 e 69 anni.Nelperiodo 2008-2009 il tasso di adesione corretta è stato pari al 70% per loscreening mammograf ico e al  55% per lo screening colonrettale.Obiettivo:valutare l’adesione della popolazione straniera agliscreening oncologici,le motivazioni della non aderenza e le nazionalitàprincipali presenti sul territorio.MATERIALI: dal database gestionale sono stati recuperati i nominatividella popolazione straniera non aderente individuata tenendo conto dellostato di nascita, pur consapevoli del limite insito in questo dato.RIASSUNTO: Nel periodo osservato (2008-2009) sono state invitate alloscreening mammografico 1085 donne con un’adesione corretta pari al64%,allo screening colon rettale sono stati invitati 1518 soggetti (di cui1036 donne e 482 maschi) con un’adesione corretta complessiva pari al53%. La percentuale di inviti inesitati è complessivamente pari al 2%,mentre la percentuale di chi dichiara un test recente è pari al 6% per lamammografia e allo 0,2% per la ricerca del sangue occulto nelle feci.L’analisi della nazionalità ci porta ad affermare che tra le donne nonaderenti allo screening mammografico il 47% appartiene a paesi dell’est(Ucraina e Romania), il 23% a Paesi europei (Svizzera e Spagna), il 13%a paesi del Sud-America (Argentina e Colombia), il 10% a paesi Africani(Marocco ed Etiopia), il 4% a paesi asiatici (in primis Thailandia), il 3 % aStati Uniti e Australia. Tra i non aderenti allo screening colon rettale neimaschi il 31% appartiene ai paesi Africani (in primis Marocco ed Etiopia),il 30% a paesi Europei (Svizzera e Francia), il 28% ai paesi dell’est(Albania e Romania), l’11% a paesi dell’America Latina (Argentina); nelledonne la distribuzione della nazionalità ricalca quella dello screeningmammografico.CONCLUSIONI: I dati ricavati da questa analisi evidenziano una maggioreadesione allo screening mammografico in quanto entrato ormai nelpatrimonio culturale delle donne provenienti da altri paesi confermatoanche dalla percentuale di donne che hanno già fatto la mammografia perproprio conto al momento dell’invito. L’adesione della popolazione stranieraallo screening colon rettale è quasi in linea con l’adesione della popolazionegenerale (53% vs 55%). Per quanto riguarda le eventuali strategie direcupero delle persone straniere non aderenti l’analisi della provenienzageografica ci permetterà di predisporre materiale informativo personalizzatonelle lingue delle nazionalità prevalenti sul nostro territorio.

Studio sulle correlazioni tra indicatori di stress, qualità della vita e bruxismo in un gruppo di studenti universitari

https://www.iris.unisa.it/bitstream/11386/3007942/1/poster%20169%20pag%20501-502.pdf

Studio sulle correlazioni tra indicatori di stress, qualità della vita e bruxismo in un gruppo di studenti universitari

Studio sulle correlazioni tra indicatori di stress, qualità della vita e bruxismo in un gruppo di studenti universitari

Abstract

Similar works

Full text

Available Versions

Archivio della Ricerca - Università di Salerno