Prime osservazioni italiane di attivit\ue0 predatoria da parte dello sciacallo dorato (Canis aureus) su ovini domestici nel Carso goriziano

Abstract

La presenza della specie sciacallo dorato Canis aureus moreoticus (I. Geoffrey, 1835) documentata per il Friuli Venezia-Giulia a partire dagli anni 80 \ue8 in continua espansione ed incremento con un particolare riferimento all\u2019area carsica. Nel territorio preso in esame, una porzione di landa e boscaglia carsica in cui \ue8 ubicato un parco rurale di circa 100 ha con annesso allevamento ovino, la presenza di sciacallo dorato, documentata anche con l\u2019uso di foto trappole, \ue8 passata da casi sporadici ad un numero certo di 7 esemplari che frequentano l\u2019area. Congiuntamente all\u2019aumento di presenza si sono avuti casi di predazione su ovini adulti mantenuti allo stato semibrado senza ricovero notturno. Sono state esaminate tre carcasse di ovini trovati morti in giornate successive. Le pecore appartenevano tutte alla classe adulta ed in particolare superavano gli 8 anni di et\ue0. Le valutazioni anatomopatologiche delle carcasse, a diversi stadi di decomposizione, hanno messo in evidenza lesioni di carattere lacero contuso dei diversi piani tissutali nella regione del collo e nei garretti causate da morsi, con un consumo, costituito prevalentemente dai tessuti molli delle cavit\ue0 toraciche ed addominali, variabile in base al tempo intercorso tra il ritrovamento ed il decesso. Dall\u2019esame dei morsi ed in particolare dalla misurazione della distanza tra i canini, unite alle caratteristiche della predazione hanno permesso di riferirla a sciacallo dorato. Tale ipotesi \ue8 stata successivamente confermata con il fototrappolaggio. Dopo tali episodi, gli ovini sono stati ricoverati ogni notte in ovile chiuso e protetto. Tale metodologia gestionale \ue8 stata sufficiente a ridurre notevolmente l\u2019impatto della predazione da sciacallo dorato sugli animali allevati

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