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Shadowing e Gis qualitativo: due strumenti per narrare la città

Abstract

Questo breve articolo descrive la città attraverso due tecniche di ricerca qualitativa (lo shadowing e il Gis qualitativo). Partendo da alcuni esempi, tratti dall’esperienza sul campo, vengono valutati limiti e possibilità delle tecniche in oggetto. L’obiettivo è quello di argomentare la necessità di utilizzare e sviluppare nuovi strumenti metodologici per conoscere le configurazioni urbane. Gli autori sostengono il bisogno di muoversi all’interno di un orizzonte interdisciplinare e di utilizzare tecniche capaci di far emergere narrazioni polifoniche della città. Analizzando le potenzialità dialogiche dello shadowing e le potenzialità sovversive dei Gis qualitativi, una cartografia capace di rappresentare lo spazio mentale degli abitanti, viene affermata la necessità di continuare nella pratica di metodi ibridi, capaci di stimolare la creazione di nuove ri-descrizioni. La città, quindi, per essere compresa, pensata e trasformata ha bisogno di creatività e sperimentazione: nuovi strumenti che tentino modalità ibride di conoscenza, scardinando l’egemonia di rappresentazioni autoritarie incapaci di dare corpo e voce ai gruppi sociali meno potenti. L’obiettivo finale, dunque, diviene il bisogno di proiettare la ricerca urbana qualitativa in un orizzonte politico, inteso come spazio pubblico della discussione e dell’interazione.This brief paper describes the city through the use of two different techniques of qualitative research: shadowing and qualitative Gis. By discussing a few examples of field research, the paper assesses the limits and possibilities of these techniques. The aim is to prove the necessity of using and developing new methodologies to investigate the most recent urban phenomena. In order to achieve this goal, only an interdisciplinary approach can help the emergence of polyphonic narrations of the city. Through the analysis of the dialogic assets that shadowing possesses, and of the subversive potential of qualitative Gis (conceived as a sort of mapping that can represent the mind-space of citizens), the authors succor the use of mixed methodologies that enhance the creation of narrative re-descriptions of the urban forms. Understanding, conceiving and transforming the city implies creativity and experimentation: therefore, we need to conceive new instruments that use hybrid knowledge systems, and shatter the hegemony of those traditional, authoritative representations that cannot give voice to the most deprived social groups. The final goal of the paper is thus defined as the need to project qualitative urban research into a political horizon that becomes the public space of discussion and interaction

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