La diagnosi di adenoma epatico, la cui eziopatogenesi è spesso un
rapporto con l’assunzione prolungata di estroprogestinici (il 90% degli adenomi si osserva in donne che hanno preso la ‘pillola’ per più di
5 anni), impone sempre una indicazione chirurgica resettiva. La ragione è data dalle caratteristiche peculiari della neoplasia, che sono la
degenerazione maligna (4%) e l’elevato rischio di sanguinamento (30-
50%), intratumorale e/o intraaddominale, che aumenta in gravidanza e in puerperio. La regressione dopo sospensione della terapia ormonale, infatti, è poco frequente e non elimina il rischio di degenerazione e/o emorragia.
La resezione epatica dovrebbe essere condotta in combinazione con
appropriate procedure di embolizzazione endovascolare selettiva, considerato che la chirurgia in emergenza potrebbe imporre un sacrificio
epatico maggiore, esponendo il paziente a morbilità e mortalità più
elevate. I tempi di attesa dall’embolizzazione all’intervento elettivo
non sono standardizzati e sono pertanto indicati dall’esperienza personale e soprattutto da un attento e seriato follow-up del paziente.
Gli Autori riportano la propria esperienza nella strategia terapeutica e nel timing chirurgico di un caso di adenoma epatico sanguinante