Nella valle del Santerno, su un’altura che domina il paesaggio, si trovano i resti del castello di Cantagallo. Abbandonato a sè stesso più di quattro secoli fa, resta come una testimonianza di antichi tumulti, che il degrado e l’incuria stanno facendo lentamente scomparire. Le sue origini restano tutt’ora ignote a causa della carenza di documenti, andati ormai perduti, ma possiamo comunque affermare che ebbe per secoli signori propri e slegati dalle egemonie politiche di Castel del Rio, ad opera dell’allora influente
famiglia degli Alidosi.
Il castello era considerato come una rocha fortissima, e fu forse per tale motivo che
divenne la tana di Ramazzotto de’ Ramazzotti nel 1523, a seguito di una durissima
sconfitta. Vi abitò fino al 1534, quando fu costretto a rifugiarsi nell’Appenino Tosco-
Romagnolo inseguito dai suoi sudditi, che aveva, per diversi anni, ferocemente
sfruttato.
Da allora il castello venne abbandonato e fu notato soltanto tre secoli più tardi dal
pittore/scenografo Romolo Liverani, il quale ha lasciato le testimonianze più importanti,
fonte di domande e ipotesi a cui si è cercato di trovare risposta.
Nel corso del tempo si è venuto a formare un profondo legame tra il rudere e la natura
circostante, così profondo da essere ormai inscindibile.
Il castello non ha subìto alcun intervento di conservazione e risulta in avanzato stato
di degrado. Inoltre nessuno, nel corso del tempo, ha mai dedicato uno studio
specifico sul manufatto, lasciando il castello avvolto nel mistero e dimenticato dalla
collettività.
L’obiettivo di questo lavoro, dunque, è proprio quello di ottenere la prima restituzione
grafica accurata del manufatto e proporre un progetto di conservazione e valorizzazione
dei resti del castello di Cantagall