Università degli Studi di Parma. Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura
Abstract
Le migrazioni di mestiere hanno costituito un fenomeno di origine remota e con un’irradiazione territoriale molto ampia, che per secoli ha accompagnato la vita degli abitanti della Regione dei Laghi; per
interi gruppi di giovani e capifamiglia, frequentemente legati da vincoli di parentela e organizzati in compagnie, il più delle volte si trattava di esodi obbligati, dettati dall’improduttività di una regione
che poco aveva da offrire al sostentamento delle loro comunità.A partire quantomeno dal XII secolo il territorio compreso tra l’alta Lombardia e il Canton Ticino
si distinse per un’emigrazione altamente qualificata di maestranze dedite all’arte del costruire e all’ornato architettonico,
che per lungo tempo arricchirono la produzione artistica ed edilizia di buona parte della penisola italiana e del restante continente.
Quello che mancava nel caso di Parma, dove il fenomeno era noto attraverso fonti biografiche e
tracce documentarie, era una prima indagine che consentisse di valutare la provenienza,
la consistenza e le caratteristiche dei flussi di tecnici e artisti originari della Regio Insubrica per verificarne poi l’impatto nel contesto locale. La ricerca si è proposta di vagliare questo fenomeno,che già alle prime ricognizioni archivistiche si è rivelato tanto radicato quanto dinamico, privilegiando l’analisi della capitale dei ducati, Parma,
per l’intrinseca importanza di questa città, ininterrottamente sede di una corte dal 1545 al 1859 –
fatta eccezione per gli anni di dominazione napoleonica – e di una celebre Accademia di belle arti,
fondata nel 1752 da Filippo di Borbone e presto divenuta un indiscusso punto di riferimento per
architetti e artisti nell’Europa illuminista.
Con questi obiettivi si sono indagati quattro censimenti storici della popolazione
cittadina, selezionati in modo da documentare altrettante stagioni di governo succedutesi negli Stati
parmensi nell’arco di mezzo secolo; si è proceduto quindi con la trascrizione critica dei dati
personali di tutti gli architetti, pittori, stuccatori, incisori, intagliatori e scultori e di coloro che
esercitavano una professione attinente all’arte edificatoria – come capimastri, muratori, marmorini,
piccapietre, ingegneri, geometri, periti, agrimensori – sia stranieri che locali, domiciliati in città al
momento delle rilevazioni censuarie.
I dati così raccolti, confluiti in tabelle ordinate secondo criteri cronologici e geografici per area di
provenienza, si sono rivelati utili per conoscerne l’origine dei flussi e misurarne
l’entità al variare del quadro politico in cui essi si inscrivono. Pur mantenendo le rilevazioni
censuarie come principale fonte, non si è disdegnato di ricorrere in alcuni casi ad altre fonti
demografiche indirette – come atti notarili, documenti ecclesiastici o biografie – talvolta note,
molto più spesso inedite, con un lavoro di incrocio documentario che si è rivelato proficuo per
documentare figure, relazioni famigliari e strategie professionali.
L'ultima parte della tesi si offre come un approfondimento monografico su una delle più importanti famiglie lombarde
trapiantate a Parma e dedita per secoli all'edilizia: i Bettoli, giunti nei ducati alla fine del Seicento e ancora
attivi nella professione due secoli più tardi. Ampliando la ricerca a fonti non strettamente demografiche e in gran parte inedite,
come documenti notarili ed ecclesiastici, si sono potuti vagliare figure, eventi e relazioni che
per la loro peculiarità si pongono come esemplificativi delle principali tematiche e consuetudini
implicate al fenomeno migratorio