Teatro come esperienza umana che trova una via poetica nella natura. Teatro che si intrecciaintimamente con la vocazione all’autobiografia e con il senso antico dello spirito; ispirato, dunque, altempo della ritualità e volutamente estraneo alla società di massa. Questa è in sintesi la realtà delTeatro delle Ariette, che ha visto i propri fondatori abbandonare le piazze e i palcoscenici bolognesiper ritirarsi sulle colline bazzanesi. Qui hanno ritrovato se stessi e il mestiere di teatranti, grazie allegame con la terra e gli animali. Paola Berselli e Stefano Pasquini, nell’intervista che segue,raccontano come la pratica teatrale sia riuscita a diventare meditazione esistenziale e scelta di vitapersonale e come ogni loro spettacolo crei piccole comunità partecipi che condividono sentimentioriginari e universali.Theatre as human experience which finds its poetic way in the nature. Theatre which deeply bindsitself with the vocation to autobiography and ancient sense of the spirit. Theatre that is inspired,therefore, by the rhythm of rituals and deliberately foreign to mass society. This is the essence ofTeatro delle Ariette, which had its founders leaving squares and stages of Bologna to retirethemselves in the hills. In the rural context they have been able to find themselves and their craftagain, throughout the link with land and animals. Paola Berselli and Stefano Pasquini, in the followinginterview, expose how theatrical practice has managed to become existential meditation and personalchoice of life. Each one of their performances creates small passionate communities, sharinguniversal and innate feelings