Se non ora, quando? è l’ultima prova narrativa e il terzo momento della trilogia dedicata da Levi al
tempo della violenza nazista e della guerra: non solo per questo carattere esso assume una funzione
‘chimica’ polivalente nella produzione dello scrittore, in un complesso rapporto di analogie e di
diversità con gli altri due libri, che riguardano l’intitolazione in forma di apostrofe, il genere narrativo
del viaggio che si configura come anabasi, l’intento di ricostruzione storica, infine, i moduli stilistici
della scrittura. Alla base del libro c’è il proposito di Levi di riscattare la memoria offesa dei tanti ebrei
che avevano preso le armi, combattuto e contribuito alla sconfitta dell’esercito tedesco in un’epica
impari lotta e rendere così loro l’onore della dignità e dell’orgoglio. Nel contempo il libro è anche la
celebrazione della civiltà ebraica askenazita, del suo immenso patrimonio di tradizioni e di religiosità
accumulati nel corso di una lunghissima storia che ha il suo segno di riconoscimento nella lingua
yiddish, la cui intonazione lo scrittore si sforza di riprodurre in lingua italiana. La rievocazione della
cultura ebraica si manifesta in una sorta di corpo a corpo con i suoi testi e i suoi miti religiosi con cui i
vari personaggi si misurano drammaticamente, accettandone o contestandone le verità alla luce della
loro condizione di esiliati e di perseguitati. Per questa condizione la narrazione dell’epos ebraico è
anche l’epicedio di una civiltà irrimediabilmente perduta, affidata solo alla memoria dei sopravvissuti