thesis

La liberta' personale e le neuroscienze cognitive

Abstract

L’emersione di nuove scoperte scientifiche e lo sviluppo di nuove tecnologie hanno portato a un ripensamento del tema della prova scientifica nel processo penale in prospettiva interdisciplinare. Se, da un lato, la ricostruzione probatoria dei fatti di reato è sempre più affidata ai risultati della prova tecnico-scientifica, dall’altro agli strumenti tradizionalmente noti se ne stanno affiancando di nuovi, la cui affidabilità e rilevanza è spesso controversa. La presente ricerca nasce dall’interesse verso il recente affacciarsi nel panorama giuridico di strumenti e prospettive scientifiche relativamente nuove, come le neuroscienze cognitive e le tecniche a esse collegate. Se, da un lato, vi è un grande interesse da parte di giuristi e scienziati ad approfondire il tema, dall’altro però l’indagine è ancora disorganica, dispersa tra tematiche diverse, con profili di approfondimento che mutano anche a seconda della prospettiva che si assume: nazionale o internazionale, giuridica o multidisciplinare. L’ambito di riferimento del presente lavoro, è quello dell’utilizzo delle neurotecniche nel processo penale. Si possono rilevare diversi piani sui quali si può condurre l’analisi: a) Un piano di tipo penale-sostanziale, con riferimento all’accertamento dell’imputabilità; b) Un piano di tipo procedurale, con riferimento all’ammissione della prova scientifica nel processo c) Un piano di tipo costituzionale, con riferimento alla protezione dei diritti fondamentali dell’imputato. Questi tre livelli sono, in realtà, strettamente interconnessi e la libertà personale è il presupposto e il punto di arrivo dell’indagine penale: la sua protezione o compressione costituiscono il fil rouge di tutti i piani di analisi, dal momento che la custodia cautelare e la pena detentiva sono una violazione, pur giustificata da esigenze di giustizia e di prevenzione, ma pur sempre violazione, della libertà personale di un essere umano. E va notato come, una volta che si sia assunta l’idea ampia di libertà personale che le corti costituzionali ormai hanno esplicitamente affermato (in Italia, si pensi alla sentenza n. 471 del 1990), potenziali altre violazioni ad essa, nella sua dimensione psicofisica, si possono riscontrare in altri momenti e per altre parti del processo, come per esempio, con riferimento alle modalità di escussione del teste /acquisizione della prova nel corso del processo. Da ciò discende la centralità, nel valutare il modo in cui alcune recenti scoperte scientifiche e le tecniche connesse possano incidere sul diritto penale, della protezione della libertà personale dell ’imputato e delle parti del processo, e di come essa sia regolata nei diversi sistemi e posta in evidenza nella casistica giudiziaria. Queste considerazioni sono centrali nella presente ricerca: partendo dal fatto che la libertà personale costituisce un presupposto condiviso nei contemporanei sistemi giuridici occidentali, si è mirato a osservare il modo in cui si atteggia il rapporto tra tale libertà dell’imputato (e delle altre parti nel processo) e il potere autoritativo dello stato nel processo penale, laddove le nuove tecniche neuroscientifiche hanno applicazione. L’analisi è stata condotta in una prospettiva comparata tra il sistema giuridicocostituzionale italiano e quello statunitense

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