Il lavoro si fonda sull\u2019idea che il periodo del ricovero (1921-1924) di Aby Warburg nella clinica di Bellevue (Kreuzlingen), allora diretta da Ludwig Binswanger, debba essere considerato centrale per lo sviluppo teorico dello studioso amburghese. Piuttosto che liquidare come lungo momento di buio gli anni della malattia, si \ue8 ritenuto utile riflettere sulle connessioni tra l\u2019esperienza e l\u2019attitudine esistenziale di Warburg e gli sviluppi della sua ricerca. Prendendo in esame la celebre conferenza sul rituale del serpente (A lecture on Serpent Ritual) che lo storico dell\u2019arte tedesco tenne nel 1923 a Kreuzlingen, con il consenso di Binswanger, per attestare la sua guarigione davanti a un pubblico di medici e pazienti, ci si imbatte infatti in un concetto che diviene centrale per attraversare la produzione frammentaria e asistematica warburghiana. Se infatti il tema del Denkraum der Besonnenheit, compare per la prima volta nel 1920 (Divinazione antica pagana
in testi ed immagini dell\u2019et\ue0 di Lutero), soltanto nella conferenza sul serpente prender\ue0 le sembianze di un processo dialettico - al contempo metodologico, scientifico e terapeutico - che tiene insieme e rielabora costantemente le polarit\ue0 costitutive dell\u2019essere umano.
Il primo capitolo presenta l\u2019autore all\u2019interno della sua cornice storico-teorica, mettendo in
evidenza le nefaste ricadute che ebbe lo scoppio della Prima Guerra Mondiale sulle certezze
scientifiche e metodologiche di Warburg, sul suo rapporto privilegiato con l\u2019Italia e l\u2019arte
rinascimentale e sulla sua passione per la migrazione storica, geografica e simbolica del sapere. In quello che si lascia definire come percorso di autoguarigione, Ludwig Binswanger ebbe senza dubbio un ruolo determinante, introducendo il suo paziente, da sempre ossessionato dalla distanza conoscitiva tra soggetto e oggetto, al metodo fenomenologico in occasione della conferenza del 1922 (Sulla fenomenologia;
cber Ph\ue4nomenologie) alla quale Warburg fu invitato ad assistere.
Il secondo capitolo \ue8 una disamina accurata delle ricorrenze del Denkraum der Besonnenheit negli scritti dello studioso amburghese per seguire le mutazioni sostanziali che la locuzione sub\uec dopo la permanenza a Kreuzlingen. Analizzando l\u2019etimologia greca di Besonnenheit, sophrosyne, si coglie l\u2019essenza della proposta warburghiana che, in linea con la prospettiva herderiana, riprende il significato della parola greca al momento della sua nascita, quando mostra un legame intrinseco tra corpo e intelletto che subito perder\ue0 fino a simboleggiare l\u2019esatto opposto, la volont\ue0 umana di dominare le passioni con la forza della ragione.
Il terzo capitolo \ue8 dedicato alla dimensione temporale della dialettica del Denkraum all\u2019interno dell\u2019ultima, incompiuta opera di Warburg, l\u2019atlante Mnemosyne, che nasce proprio dall\u2019esigenza di tematizzare un paradigma evolutivo delle forme simboliche (storiche/artistiche/antropologiche) alternativo a una concezione di progresso lineare e unidirezionale. Lo sviluppo spazio-temporale delle forme simboliche \ue8 caratterizzato da uno sviluppo discontinuo soggetto alla regressione, la dimensione in cui l\u2019acquisizione di nuove funzioni vitali pu\uf2 avvenire soltanto tramite la scomparsa di elementi preesistenti. I pannelli introduttivi A (orientamento), B (microcosmo/macrocosmo) e C (progresso tecnico) risultano emblematici sia nel convogliare la costellazione concettuale presa in esame nel corso della trattazione, sia nell\u2019illustrare il funzionamento del modello di \u201cevoluzione regressiva\u201d, una dialettica tesa tra il guadagno e la perdita che non ha esclusivamente matrici umanistiche ma si inserisce nel vivo confronto tra biologia e scienze dello spirito, grazie al quale Warburg si confronter\ue0 proficuamente con le teorie di Darwin ed Haeckel