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Il carcinoma ovarico avanzato: ruolo della chemioipertermia intraperitoneale

Abstract

La diagnosi del carcinoma ovarico nella maggior parte dei casi avviene quando la neoplasia è ormai in fase avanzata e dunque, indipendentemente dall'estensione agli organi viciniori e/o dalla metastatizzazione, in una fase in cui il peritoneo risulta essere coinvolto in maniera estesa. La strategia terapeutica migliore in tali casi è quella della massima citoriduzione chirurgica, con una migliore sopravvivenza quando il residuo neoplastico è inferiore ai 3 cm. Rimane da discutere il ruolo della micro-disseminazione peritoneale, quindi della persistenza della malattia sul peritoneo. La somministrazione di farmaci antiblastici direttamente nella cavità peritoneale ha permesso di ottenere concentrazioni 20-100 volte superiori rispetto ai protocolli sistemici “ad alte dosi”, esponendo direttamente le cellule neoplastiche residue all'azione dei chemioterapici. La chemioterapia intraperitoneale in ipertermia è una tecnica innovativa che combina la somministrazione di chemioterapici ad elevate temperature alla chirurgia citoriduttiva. La chemioipertemia intraperitoneale eseguita dopo chirurgia citoriduttiva del cancro ovarico incrementa sia la sopravvivenza a 2 anni, rallentando la progressione tumorale, sia l’intervallo libero da malattia

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