La Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento al Parlamento europeo e al Consiglio che ha come obiettivo principale la riduzione dell’impatto ambientale negativo dei prodotti tessili, i quali dovranno rispettare i criteri di sostenibilità e di circolarità, elencati nel piano d'azione per l'economia circolare. Se il regolamento dovesse essere adottato, ci sarebbero non poche ripercussioni nel settore tessile della fast fashion, poiché, attualmente, l’abbigliamento prodotto dalle aziende leader non rispetta i criteri previsti nella proposta della Commissione europea. Peraltro il
medesimo regolamento potrebbe non essere compatibile con l’Accordo sugli ostacoli tecnici
agli scambi (Technical Barriers to Trade Agreement, TBT), dell’Organizzazione mondiale del
commercio (OMC) siglato nell’ambito dell’Uruguay Round, durante l’ottavo ciclo di
negoziazioni del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT 1994), ratificato ed eseguito
dall’Unione europea, poiché i nuovi criteri imposti per la produzione di abbigliamento a
minor impatto ambientale, potrebbero rappresentare una barriera non tariffaria alla
liberalizzazione del commercio internazionale. In questo breve scritto cercheremo di analizzare la proposta di regolamento, al fine di valutarne la conformità con il sistema commerciale multilaterale
ed illustrare le conseguenze che il settore della fast fashion potrebbe subire a seguito della sua entrata
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