Qualità dell’aria ambiente e (ir)responsabilità Stati per mancata adozione di misure contenitive della direttiva 2008/50/CE

Abstract

Con la sentenza 22 dicembre 2022, C-61/21, Ministre de la Transition écologique, la Corte di giustizia dell’UE (grande sezione) è intervenuta sulla domanda di pronuncia pregiudiziale proposta, ai sensi dell’articolo 267 TFUE, dalla Cour administrative d’appel de Versailles, concernente l’interpretazione dell’art. 3 Direttiva 80/779/CEE; dell’art. 3 Direttiva 85/203/CEE; dell’art. 4 Direttiva 96/62/CE; dell’art. 4 Direttiva 1999/30/CE e dell’art. 13, par. 1, e dell’art. 23, par. 1, della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa. Nello specifico, la domanda pregiudiziale è stata presentata nell’ambito di una controversia intercorsa tra un cittadino francese e il Ministro francese della Transizione ecologica, in merito alle domande dirette segnatamente, da un lato, all’annullamento della decisione implicita del prefetto del Val-d’Oise (Francia) recante diniego di adottare le misure necessarie alla soluzione dei suoi problemi di salute connessi all’inquinamento atmosferico e, dall’altro, al risarcimento da parte della Repubblica francese dei diversi danni che questi imputa a tale inquinamento L’oggetto della controversia dedotta all’attenzione della Corte, concerne l’estensione della responsabilità statale per superamento dei valori limite e valori guida di qualità atmosferica per l’anidride solforosa e per le particelle in sospensione, in violazione del diritto dell’Unione e delle norme di qualità atmosferica per il biossido di azoto, nonché di quelle in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente. la Corte di Giustizia, nell’applicare il generale principio della responsabilità dello Stato per danni causati ai singoli da violazioni del diritto dell’Unione, ha rilevato che questo principio si applichi a qualsiasi caso di violazione del diritto dell’Unione da parte di uno Stato membro, indipendentemente dall’autorità pubblica responsabile di tale violazione. In questo senso, ai fini dell’individuazione dei presupposti di tale responsabilità, la Corte ha riconosciuto il diritto al risarcimento qualora siano soddisfatte congiuntamente tre condizioni, vale a dire: che la norma giuridica dell’Unione violata sia preordinata a conferire loro diritti; che la violazione di tale norma sia sufficientemente qualificata e che esista un nesso causale diretto tra tale violazione e il danno subito da detti soggetti [cfr. sent. del 28 giugno 2022, Commissione/Spagna (Violazione del diritto dell’Unione da parte del legislatore), C‐278/20, punto 31 e giurisprudenza ivi citata]

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