L’opera di Tomaso Buzzi trova il suo apice nella Scarzuola, dove emerge prepotentemente l’architettura metafisica, unica nel suo genere in Italia seppure colma di riferimenti desunti dalla storia e dalla letteratura antica, costituendo interezza e complessità comprensibile contemporaneamente sia attraverso gli occhi dell’anima, senza coinvolgere conoscenza e raffinate nozioni, sia mediante un articolato precostrutto culturale. Un luogo materiale che influisce molto sull’immateriale e sull’immaginario, come pochi altri luoghi o manufatti architettonici possono riuscire, quali le architetture romane del passato, che sussurrano e rievocano una dimensione che non esiste più, arricchendosi nella memoria collettiva di elementi fantastici, oppure come le cattedrali gotiche, ascensori spirituali che influiscono molto sulla percezione delle cose amplificando la coscienza di sé stessi. Quest’ultima opera incompiuta nata da un capriccio di uno dei primi e forse più sottovalutati Designer italiani, si presenta come la materializzazione di un viaggio iniziatico di conoscenza, proprio come accadeva nei Grand Tour settecenteschi, grazie ai quali era possibile visitare luoghi lontanissimi ma colmi di significato, al fine di ampliare i propri orizzonti conoscitivi, oppure come nei viaggi astrali fatti dai sacerdoti e sacerdotesse greche, a corredo dei quali seguiva un viaggio materiale per visitare Egitto e la grande Babilonia, al fine di approfondire e apprendere nuovi saperi. Nella Scarzuola si tratta di intraprendere un viaggio onirico, compatto nello
stesso luogo ma infinitamente più ampio, dove Buzzi ha cristallizzato sulla pietra le sue conoscenze esoteriche ed iniziatiche nelle infinite loro varianti, e questo ne fa un complesso Wunderkammer capace di riflettere ogni incomprensibile gioco dell’universo, a patto di lasciare andare qualsiasi opinione e nozione pregressa, qualsiasi critica su proporzioni, accostamenti cromatici, riferimenti non corrispondenti o opinioni su cosa è corretto e cosa è sbagliato. Per poter entrare davvero, e non solo con il corpo ma con la mente, in questa delirante eresia architettonica, bisogna tornare bambini, e quindi saper guardare con occhi vergini privi da qualsiasi preconcetto