TOWARDS A THEORETICAL FRAMEWORK FOR CIVIC PARTICIPATION THROUGH THE COMMONS IN EU CITIES: THE CONTRIBUTION OF HORIZONTAL SUBSIDIARITY IN ITALIAN CITIES.

Abstract

Grazie al pionieristico Regolamento sui beni comuni adottato dalla città di Bologna nel 2014, il principio di sussidiarietà orizzontale (articolo 118, IV della Costituzione Italiana) ha iniziato a trovare applicazione pratica, rivelando così il suo potenziale nel sostenere iniziative di partecipazione civica attraverso i beni comuni (CPC) sulla base di un ruolo promozionale e collaborativo delle autorità pubbliche locali. Tutto ciò, di fatto, fornisce ulteriori strumenti di partecipazione alle persone al di là dei tradizionali canali rappresentativi, contribuendo così alla legittimazione democratica. Alla luce della sua diffusione anche in altre 280 città italiane, l'obiettivo di questa ricerca di dottorato è studiare questo fenomeno in atto nel contesto italiano in una più ampia prospettiva di diritto pubblico europeo. La tesi, infatti, si pone l’obiettivo di comprendere se questo tipo di partecipazione civica rivolta a realizzare azioni concrete possa trovare sostegno anche in altre città dell'Unione Europea (UE), soprattutto tenendo conto delle sfide emergenti poste alle autorità pubbliche locali da molte iniziative sui beni comuni. Radicata all'interno del dibattito sulla partecipazione civica nella democrazia locale in UE, la tesi affronta questo tema attraverso la lente dei principi costituzionali europei, ovvero i principi appartenenti ai due ordinamenti giuridici dell'UE e del Consiglio d'Europa, comuni a tutte le città dell'UE. La domanda di ricerca (RQ) a cui questa tesi risponde è quindi la seguente: "Nel contesto della partecipazione civica alla democrazia locale in UE, in che modo il caso delle città italiane che sostengono i beni comuni contribuisce a ricavare una cornice teorica europea generale anche per le altre città dell'UE che affrontano la sfida dei beni comuni?". La metodologia utilizzata si basa principalmente sul tradizionale metodo giuridico, arricchito da ulteriori contributi interdisciplinari utili per comprendere meglio alcuni concetti chiave (democrazia, partecipazione, beni comuni). Per rispondere alla RQ, la tesi è strutturata in tre parti. La Parte I (Capitoli 1,2,3) fa il punto sulla democrazia all'interno dell'UE, indagando l'attuale stato dell'arte e i limiti dei principi costituzionali europei di partecipazione, sussidiarietà e autogoverno locale nello spazio giuridico europeo, e riconosce il ruolo crescente delle città come soggetti giuridici autonomi. La Parte II (Capitoli 4 e 5) analizza il caso italiano, esaminando prima il principio italiano di sussidiarietà orizzontale, e in seguito la sua attuazione attraverso il modello organizzativo dell'Amministrazione condivisa dei beni comuni. La Parte III (Capitoli 6 e 7) – dopo una panoramica generale del complesso quadro del dibattito e delle pratiche sui beni comuni nell'UE – giunge infine al cuore e alla conclusione della ricerca rispondendo alla RQ generale. Il risultato principale della ricerca è che, sulla base di quanto emerge dal caso delle città italiane, i quattro principi costituzionali europei di sussidiarietà, partecipazione, autonomia locale e solidarietà possono essere considerati come punti di riferimento per tracciare un quadro teorico europeo preliminare su cui anche altre città dell'UE potrebbero basarsi per affrontare la sfida dei beni comuni. Una menzione speciale è stata data alla soft law dell'UE per il suo contributo su questioni relative alle città che potrebbero essere utili anche per la sfida dei beni comuni. Oltre a questi quattro principi, è stato dimostrato che la significativa e stimolante innovazione del caso italiano risiede nella sua capacità di istituire un modello organizzativo radicato nella Costituzione per la governance dei beni comuni (Amministrazione condivisa). Nel complesso, la lezione che si può trarre dalla ricerca è che, basandosi su questi quattro principi costituzionali europei, anche altre città dell'UE potrebbero sperimentare i propri modelli organizzativi per sostenere la CPC. Possiamo concludere affermando che la ricerca è rilevante non solo per aver inquadrato il caso italiano in una più ampia prospettiva di diritto pubblico europeo, ma anche per altri motivi: a) perché presenta uno studio approfondito del caso italiano di Amministrazione condivisa dei beni comuni per un pubblico non italofono; b) contribuisce alla crescente letteratura sulle città come oggetto di studio autonomo in una prospettiva di diritto pubblico europeo; c) i suoi risultati contribuiscono a gettare nuova luce sulla potenziale applicazione sul campo dei principi costituzionali europei di partecipazione, sussidiarietà, autonomia locale, solidarietà; d) fornisce una panoramica generale di ciò che sta accadendo nell'UE in materia di beni comuni; e) trae alcune conclusioni preliminari che indicano il ruolo chiave delle città nella sperimentazione di forme innovative di partecipazione civica; f) porta nel dibattito accademico le pratiche concrete dei cittadini che si stanno verificando nelle città italiane. Nel complesso, la ricerca contribuisce ad una più ampia comprensione della trasformazione della democrazia nell'UE

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