Negli ultimi anni termini e concetti quali quello di accessibilità, universal design, inclusione - che ha di fatto sostituito integrazione - si sono affermati nella letteratura che si occupa di disabilità, nei tavoli tecnici dedicati all’eliminazione delle barriere, nelle norme e in certa misura anche nell’opinione pubblica. Le Istituzioni, soprattutto musei, luoghi d’arte e cultura sono divenuti più sensibili al tema dell’accessibilità, un concetto entrato a far parte di norme internazionali e italiane nello specifico, in cui si parla di turismo sociale e sostenibile, abbattimento di barriere, società inclusive.
Se da un lato il concetto di design universale sembra avere dei vantaggi rispetto alla frammentarietà di soluzioni sviluppate per ciascuna esigenza specifica e il coinvolgimento degli utenti, nella definizione di percorsi e prodotti accessibili, è maggiore rispetto al passato (Greco 2018) si rende necessaria una riflessione sulla effettiva aderenza di tali cambiamenti alle esigenze degli utenti, nel nostro caso le persone sorde. La specificità di alcune soluzioni non sempre sono funzionali al design for all e il coinvolgimento nella co-progettazione di spazi, servizi e percorsi accessibili rimane più un’intenzione, per diversi motivi, che una prassi effettiva.
Il presente contributo intende portare alcune riflessioni sulla complessità dei contesti in cui si opera, delle risorse e strategie da mettere in atto, delle modalità di comunicazione e promozione di cui occorre tenere conto nella realizzazione di percorsi inclusivi. Verranno presentate esperienze maturate nell’ambito della partecipazione a tavoli tecnici istituzionali e progetti dedicati all’accessibilità (es. Gallerie d’Italia, Cappella San Severo, progetti MAPS e AccessibItaly).In recent years, terms and concepts such as accessibility, universal design, inclusion - which has in fact replaced integration - have established themselves in the literature dealing with disabilities, in the technical tables dedicated to the elimination of barriers, in the standards and to a certain extent even in public opinion. Institutions, especially museums, places of art and culture, have become more sensitive to the issue of accessibility, a concept that has become part of international and Italian standards, widely referring to social and sustainable tourism, removal of barriers, inclusive societies.
If on the one hand the concept of universal design seems to have advantages with respect to the fragmented nature of solutions developed for each specific need, while the involvement of users and stakeholders in the definition of accessible paths and products is greater than in the past (Greco 2018), a reflection is needed on the effective adherence of these changes to the expectations of users, in our case deaf people.
The specificity of some solutions are not always functional to design for all and the involvement in the co-design of accessible spaces, services and paths remains more an intention, for various reasons, than an effective practice.
This contribution intends to bring some reflections on the complexity of the contexts in which we operate, the resources and strategies to be implemented, the methods of communication and promotion which must be taken into account in the creation of inclusive paths. Experiences gained in the context of participation in institutional technical task-forces and projects dedicated to accessibility will be presented (e.g. Gallerie d'Italia, Cappella San Severo, MAPS and AccessibItaly ENS projects)