Starting from antiquity, the concept of habit has traversed the entire history of Western
philosophy and has represented one of the great themes of modern and contemporary
literature. The reflection on habit has raised questions concerning the relationship
between body and mind, the problem of time and the (re)construction of identity, the
conscious and the unconscious, and the role of memory.
This dossier addresses these questions from an aesthetic perspective, at the crossroads
between the history of philosophy and the history of literature

Alessandra Aloisi

Marco Piazza

Sofia Sandreschi de Robertis

Italian

Archivio della Ricerca - Università di Roma 3

Introduction Habit and Literature   Sofia Sandreschi de Robertis sofia.sandreschi@uniroma3.it  Alessandra Aloisi alessandra.aloisi@oriel.ox.ac.uk  Marco Piazza marco.piazza@uniroma3.it   Starting from antiquity, the concept of habit has traversed the entire history of Western philosophy and has represented one of the great themes of modern and contemporary literature. The reflection on habit has raised questions concerning the relationship between body and mind, the problem of time and the (re)construction of identity, the conscious and the unconscious, and the role of memory. This dossier addresses these questions from an aesthetic perspective, at the crossroads between the history of philosophy and the history of literature. Keywords: Habit, Literature, Identity, Unconscious   Itinera, N. 26, 2023 185  Introduzione Abitudine e letteratura   Sofia Sandreschi de Robertis sofia.sandreschi@uniroma3.it  Alessandra Aloisi alessandra.aloisi@oriel.ox.ac.uk  Marco Piazza marco.piazza@uniroma3.it   La riflessione sull’abitudine attraversa tutta la storia della filosofia occidentale, dapprima come hexis aristotelica o habitus cristiano, e poi ancora come habit nell’empirismo inglese o habitude nella tradizione ottocentesca francese. Nel Novecento sono numerosi gli autori che se ne interessano e che, raccogliendo l’eredità dell’empirismo e dello spiritualismo, mantengono viva l’attenzione su un concetto che altrimenti avrebbe rischiato di cadere nell’oblio, anche a causa della tendenza ingiustamente invalsa a identificare l’abitudine con un mero automatismo di tipo fisiologico. Fra questi, è possibile ricordare Bergson – che pure propendeva verso una visione meccanicistica dell’abitudine – Merleau-Ponty, Ricoeur e Deleuze in area francese o, in area anglo-sassone, Peirce, James, Dewey. Ha contribuito inoltre, in questa direzione, l’impatto avuto dall’interpretazione dell’habitus in chiave sociologica, proposta da Bourdieu. Nonostante i nomi illustri che, in misura maggiore o minore, hanno dedicato una certa porzione del loro pensiero al problema dell’abitudine, a partire dalla metà del Novecento, la luce che per lungo tempo aveva illuminato questo concetto ha cominciato, a mano a mano, a farsi più fioca.  Tuttavia, l’ultimo decennio ha visto fiorire un rinnovato interesse da parte della filosofia nei confronti del concetto di abitudine, che si è manifestato sotto diverse forme. Da un lato si è sviluppato un filone di studi volto a ricostruire, da un punto di vista storico-filosofico e storico-psicologico, le caratteristiche che, di volta in volta, sono state attribuite all’abitudine nel corso del tempo, dall’altro, si è voluto restituire una certa  Itinera, N. 26, 2023 186  attualità al problema, aprendo un dialogo con le moderne scienze cognitive e con le neuroscienze1. L’attenzione nei confronti dell’abitudine, inoltre, è cresciuta esponenzialmente in concomitanza con l’ultima pandemia, un evento che proprio per la sua eccezionalità ha messo a dura prova tanto le abitudini individuali quanto quelle sociali. Alla luce del rinnovato interesse che l’abitudine ha riscontrato negli ultimi dieci anni, la call for papers, dalla quale nasce il presente dossier monografico, ha voluto aprire un dibattito ulteriore, ponendo la questione da un punto di vista estetico, con un focus specifico sulla filosofia della letteratura2. L’abitudine, infatti, è stata, ed è ancora oggi, un tema centrale per numerose opere letterarie – di narrativa, poesia, teatro – così come anche di altri ambiti artistici, tra cui senz’altro il cinema. Il dossier presenta sei contributi, disposti secondo l’ordine cronologico delle opere letterarie prese in considerazione dai diversi autori. Il saggio di Barry Stocker, in apertura al dossier, si concentra sull’influsso che la filosofia di Rousseau ha esercitato sull’opera di Stendhal e prende come specifico caso di studio Le rouge et le noir, un romanzo che tematizza in modo esemplare la tensione fra coscienza e abitudini sociali, che agita tanto il protagonista quanto altri personaggi. La lettura di Rousseau, nonché la rottura delle abitudini innescata dalla Rivoluzione francese, rappresentano, secondo l’autore, gli strumenti necessari per comprendere il viaggio nell’interiorità messo in scena dal romanzo stendhaliano. Partendo da una suggestione di Dino Formaggio, Mariagrazia Portera si impegna a rispondere circa il ruolo dell’abitudine nella creatività letteraria. Il saggio prende le mosse da alcune riflessioni di Giacomo Leopardi circa il rapporto fra abitudine e oralità, fra improvvisazione e contingenza e arriva a delineare da un lato, la nozione di abitudine  1 Per quanto riguarda il primo filone di studi si vedano: C. Carlisle, On habit, Routledge, Abingdon 2014; Jeremy Dunham e Komarine Romdenh-Romluc (ed. by), Habit and the History of Philosophy, Routledge, London-New York 2023; M. Piazza, L’antagonista necessario. La filosofia francese dell’abitudine da Montaigne a Deleuze, Mimesis, Milano-Udine 2015 e Creature dell’abitudine. Abito, costume, seconda natura da Aristotele alle scienze cognitive, il Mulino, Bologna 2018; T. Sparrow e A. Hutchinson (eds.), A History of Habit. From Aristotle to Bourdieu, Lexington Books, Lanham 2013. Nel secondo caso si faccia riferimento al recente volume a cura di Fausto Caruana e di Italo Testa, Habits. Pragmatist Approaches from Cognitive Science, Neuroscience, and Social Theory, Cambridge University Press, New York 2021. Si segnala inoltre la recentissima nascita (2023) del Centro Interuniversitario Philhabits – Philosophy of Habits, volto a promuovere ricerche nel campo degli studi delle abitudini e a favorire lo scambio fra diversi Atenei, Enti e Fondazioni pubblici e privati. Il Centro riunisce unità di ricerca locali dell’Università Roma Tre, dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università degli Studi di Parma, dell’Università Ca’ Foscari Venezia, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e dell’Università degli Studi di Salerno. 2 Di questa nuova direzione degli studi sull’abitudine, da un punto di vista estetico appunto, si ha un esempio con il recente lavoro di M. Portera, La bellezza è un’abitudine. Come si sviluppa l’estetico, Carocci, Roma 2021.  Itinera, N. 26, 2023 187  intesa come lavoro poetico che dà una forma, dall’altro, la nozione di contingenza ambientale e il suo ruolo nell’improvvisazione. Sara Gasponi, invece, si pone la questione del confine che separa le abitudini inconsce dalle azioni consapevoli così come la articola George Eliot. Il saggio si costruisce a partire dall’analisi di The Mill on the Floss e di Middlemarch, opere in cui emerge prepotente il ruolo dell’abitudine nella costruzione dell’identità morale, nonché la necessità di un atteggiamento critico nei confronti di questa come modalità virtuosa per la costruzione di un’identità più consapevole. Il saggio di Federico Bellini si propone, invece, come una ricostruzione storica della rinascita dell’abitudine nella letteratura dei primi del Novecento. Prendendo in considerazione Virginia Woolf, Marcel Proust e Italo Svevo, nonché le filosofie dell’abitudine loro contemporanee, Bellini individua la possibilità di riconoscere una «soggettività minore», tipica dell’epoca, ma utile oggi per immaginare una forma di soggettività che possa mediare fra polverizzazione postmoderna dell'identità e la tentazione di riaffermare forme anacronistiche di soggettività forti. Esplorando i nessi che legano la produzione letteraria di Henry James – in particolare The Portrait of a Lady – alla filosofia pragmatista di Peirce e alla sua teoria dell’abitudine, Simone Bernardi della Rosa mette in luce il ruolo che l’abitudine esercita nella costruzione dei personaggi del romanzo e della loro identità. A una visione convenzionale e dicotomica, James oppone una peculiare struttura ontologica dell’abitudine, dinamica e relazionale, che risulta fondamentale per comprendere i meccanismi che conducono, dalla varietà delle possibilità, all’attualità limitata dell’esistenza. A conclusione del dossier, il saggio di Carmen Guarino indaga il fenomeno della distrazione come espressione di un insieme di abitudini. A partire da un’analisi dei principali romanzi esistenzialisti di Moravia, Guarino contrappone l’interpretazione proposta da De Martino e il materialismo antropologico di Benjamin al concetto di seconda natura di Gehlen e alla vita inautentica di Heidegger, per mettere in luce il potenziale contro-canonico dell’insieme formato da noia, distrazione e abitudine. 

Introduzione. Abitudine e letteratura

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Introduzione. Abitudine e letteratura

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