Lo spazio completamente rivestito in feltro allude, all’esterno, al concetto del vestito di un contadino che ossessiona Beuys e la sua passione sciamanica nella continua ricerca della regalità insita nella condizione umana. La sua meravigliosa foto che lo ritrae con il consueto cappello di feltro nel suo individualismo democratico ne fa un vero e proprio sovrano dell’arte. Per contenere quest’opera ho voluto immaginare un percorso denso e complesso composto da una moltitudine di paraste separate che definiscono un portale ed una galleria di illusioni prospettiche che il 2020 ci consegna, inesorabili, rispetto alla ben diversa concezione tutt’altro che regale della condizione umana. Non a caso l’icona della galleria di Palazzo Spada dovuta alla magica mano di Francesco Borromini, conclusa da un cavedio leggermente ribassato, rappresenta le ambiguità di questa condizione che il teatro del barocco e le serpentine Leibeniz, avevano già amaramente delineato riferendosi alla minacciosa potenza dell’infinito e che John Hejduk aveva trattato nella fisiognomica dei suoi angeli impossibili