Il saggio riflette sulla natura dell’attività lavorativa come mezzo e strumento che, attraverso la retribuzione, deve garantire un’esistenza libera e dignitosa. Si esaminano anche la difficoltà nell’applicare l’art. 36 Cost., oltre che sul significato che tale norma costituzionale ha assunto nel tempo grazie all’interpretazione offerta dai giudici di merito, di legittimità e costituzionale. Questo porta a una discussione sulla previsione, attualmente molto dibattuta, relativa al salario minimo. Poiché i Costituenti avevano previsto che questa garanzia sarebbe stata fornita attraverso i contratti collettivi nazionali di lavoro, come stabilito dall’art. 39, quarto comma, Cost., e siccome tale norma non è stata attuata, si verificano sempre più frequentemente casi di sfruttamento dei lavoratori che non sono in alcun modo compatibili con la Costituzione. La Direttiva UE 2022/2041 sembra rappresentare un passo in avanti nell’assicurare una retribuzione dignitosa che consenta di condurre una vita degna. Questo non mira a sostituire la contrattazione collettiva, ma a rafforzarla al fine di rispettare l’imperativo costituzionale. Tuttavia, nel contesto di questa normativa, sono messi in luce anche alcuni punti problematici che richiedono attenzione