OBIETTIVO:
La revisione della letteratura indaga in merito al presidio più indicato per trattamenti con
farmaci chemioterapici endovenosi in pazienti oncologici. Vengono presi in considerazione gli
studi che trattano l'insorgenza di complicanze, l’outcome per il paziente e la gestione da parte
del personale infermieristico mettendo al centro il comfort della persona.
MATERIALI E METODI:
Sono stati considerati 19 studi eseguiti nel periodo dal 2004 al 2015. I campioni includevano
pazienti adulti affetti da tumore ricoverati in ospedale, in Hospice o a domicilio. Sono stati
presi in considerazione CVC tunnellizzati e non tunnellizzati, Port-a-Cath, PICC e Midline.
Otto studi prendono in esame solo i PICC, due solo i Port-a-Cath e nove fanno delle
comparazioni fra i vari devices.
RISULTATI:
Le complicanze maggiormente prese in considerazione sono state l’insorgenza di infezioni,
gli eventuali risposizionamenti, le trombosi catetere correlate. Dalla revisione si evince che i
Port-a-Cath risultano essere quelli con minori incidenze di suddette complicanze e maggior
comfort per la persona anche per quanto riguarda il suo impatto nella vita quotidiana. Per
quanto riguarda i PICC, la tecnica d'inserimento Eco guidata è la più efficace, sia per il
paziente che per il personale addetto al posizionamento.
CONCLUSIONI:
Il Port-a-Cath è il presidio più indicato per pazienti in trattamento con chemioterapici
endovenosi per periodi medio/lunghi. Di grande importanza risulta essere il rispetto dei
“bundles” sull'asepsi per prevenire le complicanze. La priorità dei professionisti deve essere
l'informazione corretta e completa al paziente, tenendo conto delle sue esigenze, sulle diverse
tipologie di presidi per renderlo il protagonista attivo nel self care.ope