Riccardo Giovanni, Bruno

Italian

PORTO@iris (Publications Open Repository TOrino - Politecnico di Torino)

17 October 2023POLITECNICO DI TORINORepository ISTITUZIONALE15-Minute City e Alternative Food Networks / Bruno, RICCARDO GIOVANNI. - In: RE|CIBO. - ELETTRONICO. -1:2(2022), pp. 17-19.Original15-Minute City e Alternative Food NetworksPublisher:PublishedDOI:Terms of use:Publisher copyright(Article begins on next page)This article is made available under terms and conditions as specified in the  corresponding bibliographic description inthe repositoryAvailability:This version is available at: 11583/2980157 since: 2023-07-10T15:26:02ZRete Italiana Politiche Locali del Cibo17Re|Cibo Rivista della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo15-Minute City e Alternative Food NetworksRiccardo Bruno, Politecnico di Torino1. Le città e il ciboQuesto articolo propone una riflessione teorica mirata ad offrire nuovi spunti analitici per leggere il contesto urbano nella contemporaneità. Infatti, negli ulti-mi decenni, le città sono state caratterizzate da gravi condizioni di insostenibilità sotto numerosi aspetti. In termini ambientali in primis, ma anche economici e, soprattutto, sociali, poi, le città sono estremamente problematiche oggi. Tra le numerose criticità alla base di questa situazione, si cita il modello centro-periferie con cui gli spazi urbani si sono sviluppati, provocando un accentramento di ser-vizi e opportunità, a scapito delle periferie (Friedman, 1966). Ciò ha condizionato anche l’accessibilità ai beni alimentari; infatti, a causa del redlining dei supermer-cati (Li & Yuan, 2022), vi è scarsa disponibilità di scelta di cibo ad elevata qualità nelle aree urbane periferiche. In altre parole, presupponendo bassa domanda alimentare, limitato potere d’acquisto e costi operativi più elevati, i fornitori di generi alimentari tendono ad ignorare i quartieri percepiti a minore reddito. Tale condizione genera contemporaneamente povertà in termini alimentari e di op-portunità sociali (Sen, 1981) (Eisenhauer, 2001).Data la complessità delle problematiche menzionate, è necessario riflettere circa soluzioni che possano combinare una maggiore vivibilità di tutte le aree urba-ne da un lato, e una migliore accessibilità a cibo di qualità dall’altro. Ambedue i temi evidentemente devono trovare risposte che riflettono più ampi target di sostenibilità; dunque, per quanto riguarda gli spazi urbani, ciò comporta la presa in considerazione di approcci che promuovono città più accessibili in prossimi-tà. In questo senso, un interessante modello di sviluppo urbano è offerto dalla 15-Minute City (FMC). La FMC prevede un miglioramento della vivibilità delle cit-tà attraverso l’implementazione di cambiamenti circoscritti e ben strutturati a livello dei singoli quartieri. In particolare, la FMC definisce gli elementi necessari affinché ciascun quartiere sia vivibile entro una distanza di 15 minuti a piedi o in bi-cicletta, indipendentemente dalla zona di residenza. Tra gli altri, sono considerati fondamentali i servizi istituzionali quali sanità e istruzione, un numero sufficiente di spazi verdi, il riutilizzo di edifici abbandonati e la presenza di distributori di beni alimentari ad elevata qualità (C40, 2021).Alcuni criticano la definizione a priori degli elementi utili a costruire una città re-almente “accessibile”. Tuttavia, il modello è particolarmente interessante poiché consente di adattarsi alle esigenze degli abitanti adottando una scala di applica-zione estremamente locale (Moreno, 2021). Per far ciò, è necessario che la FMC coinvolga gli abitanti in processi di policy-making costruiti interamente dal basso e mirati a determinare le specifiche necessità dei diversi quartieri. In questo am-bito, uno strumento innovativo può essere trovato nelle reti di distribuzione del cibo.Tra i numerosi percorsi di interesse dei food studies, alcuni riguardano la neces-Vol. 1 (2022) n.2: 17-1918Re|Cibo Rivista della Rete Italiana Politiche Locali del Cibosità di ripensare le catene di approvvigionamento urbane esistenti, promuoven-do filiere più brevi e di prossimità, che eliminano i cosiddetti “intermediari”. Ciò implica la creazione di Alternative Food Networks (AFNs), in italiano Reti agroa-limentari alternative, le quali intendono “riconnettere” i produttori e i consuma-tori, rendendo accessibile il cibo di alta qualità indipendentemente dalla zona ur-bana di appartenenza (Luscher, 2021) (Matacena, 2016). Sebbene questo insieme di esperienze risulti a tratti ancora poco chiaro e affidabile su una scala urbana, la necessità di utilizzare reti di produzione e distribuzione di prossimità è eviden-te se si studiano i numeri delle emissioni provenienti dalla Grande Distribuzione Organizzata. Infatti, sebbene alcuni sforzi di miglioramento siano in atto, i grandi distributori tendono a non impegnarsi sufficientemente per garantire maggiore sostenibilità nei propri prodotti e, addirittura, la GDO è direttamente responsa-bile di elevate emissioni proprio per il funzionamento delle complesse e lunghe filiere di produzione e distribuzione (Kahn & Kok, 2014). 2. Una prospettiva innovativaDescritti i due approcci e appurata la necessità di un diverso stile di consumo nei contesti urbani, il punto di congiunzione è situato nella suggestione che gli AFNs e la FMC possano essere reciprocamente utili per rispondere ad insufficienze pragmatiche evidenti. Infatti, sebbene sia la FMC che gli AFNs si basino su basi te-oriche convincenti, entrambi sono manchevoli per alcuni elementi strategici. Da un lato, sebbene efficace nell’affrontare le questioni locali, la FMC non prevede un sufficientemente ampio ruolo degli abitanti nell’individuazione e creazione di proposte concrete per il proprio vicinato. D’altra parte, gli AFNs non contempla-no strategie efficaci per estendere il numero di persone dei networks e, al tempo stesso, raramente dispongono di aree di distribuzione che possano fungere da spazio di aggregazione per i consumatori. In altre parole, per il momento, le reti non riescono a intraprendere efficacemente il processo di up-scaling necessario ad avere un ruolo cardine nelle città, mentre la FMC non riesce a coinvolgere ade-guatamente gli abitanti urbani (Navin, 2015) (Corsi, Barbera, Dansero, & Peano, 2018)Queste lacune trovano una soluzione se gli obiettivi e le opportunità dei due si-stemi sono connessi. Infatti, l’esperienza dei AFNs può crescere e trovare soli-dità se si coglie l’opportunità socio-ambientale da un punto di vista politico. Al momento, le reti sono raramente percepite come portatrici di buone pratiche di sostenibilità e accessibilità; tuttalpiù, alcune città ne riconoscono la capacità di distribuire cibo ad alta qualità in maniera capillare, ma quasi nessuna apprezza gli AFNs come esperienze potenzialmente strutturali nell’ambito della progetta-zione de sistemi di alimentazione urbana. Manca, dunque, una chiara consape-volezza delle opportunità che gli AFNs generano se maggiormente coinvolti nei processi di elaborazione delle politiche alimentari della città. Le reti rimangono opportunità positive per chi autonomamente intende avvicinarle. Tuttavia, non possono stimolare alcun cambiamento significativo nei comportamenti degli abi-tanti urbani, né, soprattutto, possono determinare l’emersione di buone pratiche di aggregazione dal basso, in chiave di un efficace policy-making per la FMC.  Con la presente riflessione, si intendono quindi affermare i benefici sociali e po-litici che gli AFNs possono apportare se considerati partner strategici nella pro-gettazione delle città. Per questo motivo, non mi concentro sulla definizione e struttura di un eventuale insieme di AFNs con scopo politico; bensì, intendo mettere l’accento sulle opportunità che tale interlocutore politico può avere all’interno del governo urbano. Infatti, questo soggetto risponde a più esigenze contemporaneamente: in termini di disponibilità di alimenti di alta qualità, gli AFNs possono contare su una struttura organizzata per raggiungere un più am-pio numero di persone; poi, gli AFNs possono migliorare la propria immagine ga-rantendo più elevati livelli di trasparenza e affidabilità; così facendo, è plausibile prevedere che queste strutture sfidino le narrazioni dei grandi distributori tradi-zionali in termini di sostenibilità e qualità dei prodotti. Inoltre, questa esperienza è particolarmente positiva per stimolare la creazione di FMC poiché, come antici-pato sopra, consente di aggregare un gran numero di individui in maniera estre-mamente localizzata, per invitarli a riflettere circa le esigenze del proprio quartie-re; infatti, se la FMC è intesa come un insieme di quartieri abitabili in prossimità per opportunità e servizi offerti, un interlocutore politico che nasce da esperien-ze di consumo sostenibili può fornire una base sociale aggregativa per gli abitan-19Re|Cibo Rivista della Rete Italiana Politiche Locali del Ciboti delle città per favorire esperienze di trasformazione all’interno del quartiere; in altre parole, affidandosi agli AFNs, gli acquirenti di cibo possono trasformarsi in individui consapevoli e attenti ai propri consumi, che, contemporaneamente, partecipano a processi di policy-making all’interno del vicinato, mirati a riflettere circa lo stato di salute del proprio quartiere e a generare trasformazioni urbane guidate dal basso.BibliografiaC40. (2021). C40KnowledgeHub. Tratto il giorno February 18, 2022 da https://www.c40knowledgehub.org/s/article/15-minute-cities-How-to-create-complete-neigh-bourhoods?language=en_USCalori, A., Dansero, E., Pettenati, G., & Toldo, A. (2017). Urban food planning in Italian cities: a comparative analysis of the cases of Milan and Turin. Agroecology and Sustainable Food Systems, 1-18.Corsi, A., Barbera, F., Dansero, E., & Peano, C. (2018). Alternative Food Networks An Interdisciplinary Assessment. Palgrave Macmillan.Eisenhauer, E. (2001). Supermarket redlining and urban nutrition. GeoJournal, 125-133.Friedman. (1966). Regional development policy: A case study of Venezuela. Cam-bridge: MIT Press.Kahn, M., & Kok, N. (2014). Big-box retailers and urban carbon emissions: the case of Wal-Mart. National Bureau of Economic Research.Li, M., & Yuan, F. (2022). Historical redlining and food environments: A study of 102 urban areas in the United States. Health & Place.Luscher, D. (2021). 15MinuteCity. Tratto il giorno February 17, 2022 da https://www.15minutecity.com/blog/helloMatacena, R. (2016). Linking alternative food networks and urban food policy: a step forward in the transition towards a sustainable and equitable food system? International Review of Social Research, 49-58.Moreno, C. (2021, January 25). The 15-minute city | Carlos Moreno. Tratto il giorno February 17, 2022 da https://www.youtube.com/watch?v=TQ2f4sJVXAINavin, M. (2015). Scaling-Up Alternative Food Networks. Journal of Social Philos-phy, 434-448.Sassen, S. (2001). The Global City. Princeton University Press.Sen, A. (1981). Poverty and Famines An Essay on Entitlement and Deprivation. Cla-rendon Press Oxford.

15-Minute City e Alternative Food Networks

https://iris.polito.it/bitstream/11583/2980157/1/7900-Articolo-26484-1-10-20230707.pdf

15-Minute City e Alternative Food Networks

Abstract

Similar works

Full text

Available Versions

PORTO@iris (Publications Open Repository TOrino - Politecnico di Torino)