Filandri, M

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Institutional Research Information System University of Turin

16 October 2023AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di TorinoOriginal Citation:Introduzione alla Parte Quarta: Applicazioni Sperimentali su Dati AmministrativiPublisher:Terms of use:Open Access(Article begins on next page)Anyone can freely access the full text of works made available as "Open Access". Works made availableunder a Creative Commons license can be used according to the terms and conditions of said license. Useof all other works requires consent of the right holder (author or publisher) if not exempted from copyrightprotection by the applicable law.Availability:FrancoAngeliThis is the author's manuscriptThis version is available http://hdl.handle.net/2318/1835228 since 2022-01-28T12:32:19Z11820.13    F. Verrecchia ( a cura di) DATI AMMINISTRATIVI, METODI E STATISTICHE PER LE POLITICHE TERRITORIALI   !   ADMIMMI ATI  E STDOETITARISTNICTISTAI, VHE PERA CF VIAL LE POLITDIARUO V AIHCECRERER THECI IAROITR LIIl volume è il frutto di una ricca attività di ricerca realizzata graziealle conoscenze, esperienze e competenze maturate in diversi contestiterritoriali e ambiti di ricerca e di produzione. È il prodotto della siner-gia tra l’accademia, l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e gli entilocali realizzatasi all’interno del progetto SPoT – dati e metodologieper lo sviluppo delle Statistiche per le Politiche Territoriali – avviatonel 2016 nell’ambito delle linee di attività della Direzione centrale perla raccolta dati dell’Istat. L’obiettivo principale del progetto è la sperimentazione, con dati difonte amministrativa, di approcci informativi di supporto alle politichedi livello locale. La prospettiva è quella di ampliare l’utilizzo dei datiamministrativi per la produzione di nuova informazione ad un livellodi granularità sub-provinciale. In linea con una delle principali missiondell’Istat, si propone così un rinnovamento dell’attenzione sulla neces-sità di sviluppare un’approfondita conoscenza della realtà ambientale,economica e sociale dell’Italia ai diversi livelli territoriali e di favorirei processi decisionali di tutti i soggetti della società. L’ottica sperimen-tale se, da un lato, può non rispettare i criteri necessari all’introduzio-ne di nuove metodologie, alla sua traduzione in soluzioni tecnologichee organizzative, al rispetto dei requisiti di qualità e delle regole di ar-monizzazione, dall’altro lato, ha un potenziale elevatissimo in quantocolma lacune conoscitive in maniera tempestiva e con periodicità fre-quente, dà impulso allo sviluppo di nuove analisi e di nuovi indicatori,garantisce un valido sostegno conoscitivo alle politiche.Il volume si articola in quattro parti: Prima parte, dati, metadati equalità delle fonti amministrative. Seconda parte, approcci gestionali einformativi, tecniche per la costruzione di indicatori e metodi graficirivolti alla diffusione di informazioni territoriali di supporto alle poli-tiche dei governi locali. Terza parte, applicazioni Sistan, dove risultapiù forte il nesso tra pianificazione, programmazione e gestione, nel-l’ottica di soddisfare la necessità di statistiche a supporto di specificiprocessi decisionali pubblici. Quarta parte, casi di studio Istat svilup-pati nell’ambito di tematiche connesse alla Deprivazione e al Benesse-re Equo e Sostenibile nei Territori (DeBEST).Flavio Verrecchia – project manager dell’iniziativa SPoT – è primotecnologo presso l’Istituto Nazionale di Statistica dove ha ricopertonumerosi incarichi di responsabilità di rilievo nazionale. Collaboracon diversi atenei italiani. È professore a contratto di statistica presso ilCorso di Laurea in Scienze del Lavoro, dell’Amministrazione e delManagement dell’Università degli Studi di Milano.DATI AMMINISTRATIVI, METODI  E STATISTICHE PER LE POLITICHE TERRITORIALIA CURA DIFLAVIO VERRECCHIAFrancoAngeliLa passione per le conoscenze11820.13_365.1049  13/06/19  15:39  Pagina 1X copy 21x29,7  13-04-2016  14:10  Pagina 1DATI AMMINISTRATIVI, METODI  E STATISTICHE PER LE POLITICHE TERRITORIALIA CURA DIFLAVIO VERRECCHIACopyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN  9788891794642INDICE      PREFA I NE di G. Manzi pag.  IN R DU I NE AL V LUME di G. Garofalo  9 PAR E PRIMA – Dati e metadati   Introduzione di S. Figini e A. Venturi » 11Capitolo 1 – Microdati integrati economici e demosociali  di S. Casacci e D. Ercolani  13Capitolo 2 – Metadati per capire i dati di D. Ferrazza  21Capitolo 3 – Qualità dei dati amministrativi  di M. E. Comune e L. C. M. Viviano  29 PAR E SEC NDA – Metodi   Introduzione  di P.M. Chiodini » 3Capitolo 4 – Gestire i dati amministrativi di S. Ballabio, D. Ferrazza e F. Verrecchia  39Capitolo 5 – Costruire gli indici sintetici  di M. Mazziotta  4Capitolo 6 – Rappresentare le informazioni territoriali del GdL Istat - SPoT  53 PAR E ER A – Applicazioni su dati amministrativi negli Enti locali   Introduzione di A. Lentini » 63Capitolo 7 – L’esperienza del Comune di Brescia per le politiche locali di M. Trentini » 65Capitolo 8 – L’esperienza della Regione Lombardia per la previsione della domanda di lavoro e la definizione dell’offerta formativa  di F. Rappelli e V. Ricciari » 5  Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN  9788891794642  PAR E QUAR A – Applicazioni sperimentali su dati amministrativi    Introduzione di M. Filandri pag. 83Capitolo 9 – Working poor nel Nord-Ovest di S. Cariello e M. Carbonara  85Capitolo 10 – Proposta di un indice di vulnerabilità socioeconomica di R. Succi, F. Vannoni e A. Vitalini » 93Capitolo 11 – Redditi delle famiglie e condizioni di fragilità in Lom-bardia di S. Casacci  101Capitolo 12 – Disparità di genere nel mercato del lavoro in Lombardia di A. L. Carulli, L. Sicuro e D. Tucci  109Capitolo 13 – Neet e Quasi-Neet in Lombardia del GdL Istat - SPoT Lombardia » 11Capitolo 14 – Non profit in Lombardia: una risposta resiliente? di S. Della Queva, M. Nicosia e S. Stoppiello   » 123C NCLUSI NI E PR SPE IVE FU URE di F. Verrecchia    131APPENDICI   Appendice 1 – Redditi  133Appendice 2 – Comuni Frontalieri  135Appendice 3 – Missing data   13RIFERIMEN I BIBLI RAFICI   139AU RI   14RIN RA IAMEN I   149RD CL UDS DEI CAPI LI   151      Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN  9788891794642INTRODUZIONE ALLA PARTE QUARTA  APPLICAZIONI SPERIMENTALI SU DATI AMMINISTRATIVI di Marianna Filandri Gli approcci allo studio della povertà sono numerosi. I più diffusi sono quelli che si focalizzano su un singolo aspetto e forniscono informazioni sintetiche sulla presenza o assenza di povertà. A questo proposito sono ben note le statistiche ufficiali Istat che ven-gono spesso riprese e commentate nel dibattito pubblico. La dimensione considerata è quella monetaria e l’indicatore di povertà è dicotomico: poveri/non poveri. I vantaggi di questo approccio sono diversi: l’informazione sintetica, la facilità di comprensione, la possibilità di fare confronti tra contesti diversi, il considerare i cambiamenti nel tempo. D’altro canto, ci sono anche svantaggi. Definire lo spazio valutativo della povertà identi-ficando solo una dimensione, significa non tenere conto della complessità del fenomeno. Inoltre la misura della condizione di svantaggio può essere articolata in gradi di severità, identificando situazioni di grave o lieve deprivazione. Tenere conto di più dimensioni consente anche di rilevare le situazioni di disagio cumulativo in cui vivono alcune fami-glie. Ad esempio un nucleo a basso reddito i cui membri hanno un livello di istruzione elementare e che vive in una condizione di sovraffollamento o in una abitazione non ade-guata soffre contemporaneamente di povertà monetaria, culturale e abitativa. Situazioni esistenziali disagevoli e insoddisfacenti richiamano l’idea che la deprivazione sia costitui-ta congiuntamente da più aspetti – appunto quelli materiali, psicologici, culturali, relazio-nali e sociali. In altre parole la povertà è un fenomeno multidimensionale che configura per gli individui condizioni di esistenza difficoltose e spesso isolate dalle usuali reti dei rapporti culturali, sociali ed economici sui quali si fonda e nei quali consiste la vita asso-ciata (Lucchini et al., 2007; Autigna e Filandri, 2015). Ma non solo. Pur focalizzandosi su un aspetto specifico, quello del reddito, e considerando il livello di povertà economica, le situazioni che si possono presentare sono difficilmente riconducibili a un’unica dimen-sione. Il semplice incrocio della dimensione individuale con quella familiare mostra una realtà sociale in cui sono presenti situazioni di deprivazione complessa che si inseriscono solitamente a metà tra i due poli, ossia tra la condizione di individui e famiglie che stanno sicuramente bene e quella di coloro che stanno sicuramente male. L’analisi di questi dati è diventata imprescindibile nello studio della povertà, considerando la natura del feno-meno. Come anche i contributi di questa parte del volume mostrano – attraverso l’analisi di dati amministrativi particolarmente ricchi – è dunque auspicabile considerare sempre più altre dimensioni accanto a quella monetaria, come ad esempio quella del lavoro, quel-la della salute e della casa. In realtà, anche la mancanza di istruzione può essere conside-rata, di per sé, un indicatore di povertà.  Gli studi che hanno indagato la relazione tra titolo di studio e rischio di caduta in povertà mostrano molto bene l’importanza di contestualizzare questa relazione nello spa-zio e nel tempo. L’area di residenza ha un effetto di interazione sulla deprivazione: in al-cune aree avere un titolo di studio basso aumenta notevolmente la probabilità di cadere in una situazione di povertà economica. Questo dato, già di per sé meritevole di attenzione, è ulteriormente aggravato dalla facilità con la quale lo svantaggio si trasmette da una ge-nerazione all’altra. In letteratura è ben noto il cosiddetto effetto San Matteo (Merton, 1988) secondo cui coloro che hanno di più sono anche coloro che avranno di più. In altre parole si tratta del meccanismo per il quale le disuguaglianze si riproducono nel corso della vita e tra una generazione e l’altra. Questo significa non solo che coloro che pos-Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN  9788891794642Dati amministrativi, metodi e statistiche per le politiche territoriali 84 seggono un titolo di studio basso hanno maggiori probabilità di trovarsi in povertà, ma anche che i loro figli hanno minori probabilità di acquisire alti titoli di studio e, corrono un elevato rischio di abbandono degli studi dopo la fine dell’obbligo scolastico (Struffo-lino e Filandri, 2015). Il contributo di Carulli, Sicuro e Tucci sulle disparità di genere nel mercato del lavoro conferma l’importanza del titolo di studio come elemento protettivo nel divario occupazionale e di reddito tra uomini e donne. La povertà può allora essere vista come una sindrome di carenze che si rinforzano l’un l’altra e presentano tratti di stabilità nel tempo, definendo un modello di deprivazione (Morlicchio, 2012). Questo modello proposto da Towsend (1987) tiene conto simultaneamente sia dell’insieme di deprivazioni materiali (alimentazione, alloggio, condizione lavorativa) sia di quello di deprivazioni sociali, ossia la mancanza di istruzione o relazioni sociali. Emergono così situazioni di radicale disagio: individui ai quali mancano risorse basilari: vivono in ristret-tezze finanziarie, hanno notevoli difficoltà nell’arrivare alla fine del mese, non sono in grado di mantenere una alimentazione equilibrata, non si possono permettere di avere ospiti a cena, di comprarsi vestiti nuovi, di acquistare elettrodomestici, a maggior ragione di cambiare mobili e di andare in vacanza per almeno una settimana all’anno. Inoltre vi-vono in case male illuminate, umide, non adeguatamente riscaldate e, spesso, in situazio-ne di sovraffollamento. Frequentemente, poi, queste abitazioni sono ubicate in quartieri inquinati e afflitti da criminalità diffusa. E anche senza questi due ultimi elementi di disa-gio, le persone delle quali stiamo discutendo si trovano spesso in cattiva salute, soffrono di qualche malattia cronica e manifestano difficoltà a svolgere autonomamente gli atti elementari della vita quotidiana (Lucchini et al., 2007). La cumulazione degli svantaggi si evince bene dalle analisi presentate nei capitoli 8 e 9, rispettivamente di Succi, Vanno-ni e Vitalini e di Casacci. Nel primo contributo viene proposto un indice di vulnerabilità socio-economica attraverso il quale sono identificate, con un livello di dettaglio piuttosto fine, aree di bassa o elevata fragilità. Il secondo contributo presenta anch’esso delle car-tografie di aree di svantaggio che sono state messe in relazione con tipologie familiari che presentano una vulnerabilità economica maggiore rispetto ad altre. Sempre su questa li-nea il capitolo di Della Queva, Nicosia e Stoppiello fa un passo ulteriore e propone un’analisi sperimentale della presenza e la diffusione territoriale di alcune tipologie di istituzioni non profit, alla luce di alcune forme di vulnerabilità familiare della popolazio-ne residente in Lombardia. Ma l’introduzione di altre dimensioni porta l’attenzione anche su nuovi scenari e la complessità dello studio della deprivazione si dispiega chiaramente. La mancanza di occupazione, ad esempio, rappresenta in generale uno dei fattori che con più forza si associa alla maggiore incidenza della povertà, ma essere occupati non è una condizione di per sé sufficiente a proteggere dalla povertà, come mostrano chiaramente Cariello e Carbonara nel capitolo sui working poor e Ballabio e colleghi relativamente ai Quasi-Neet della Lombardia. Non solo, sebbene in quest’ultimo lavoro emerga che la condizione di disoccupazione o di inattività non implichi l’assenza totale di reddito, spe-cifici sottogruppi presentano elevati livelli di vulnerabilità in relazione non solo all’esclusione dal sistema formazione-lavoro ma anche rispetto all’assenza di una rete di protezione socio-parentale (p.es. basso reddito del nucleo familiare di origine).  In conclusione, proprio come le ricerche presentate in questa parte del volume, lo studio della povertà non dovrebbe limitarsi alla sola dimensione del reddito e dei consu-mi: adeguata attenzione dovrebbe essere prestata alle caratteristiche e ai fattori di svan-taggio delle famiglie e delle persone identificate come povere, ma anche di quelle vulne-rabili. E particolare attenzione va prestata all’interazione tra le dimensioni di svantaggio materiale e sociale. Di questo potranno beneficiare il disegno e l’attuazione di efficaci po-litiche di contrasto alla povertà, il cui obiettivo deve quindi essere quello di intervenire ad ampio spettro. Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN  9788891794642

Introduzione alla Parte Quarta: Applicazioni Sperimentali su Dati Amministrativi

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