Recensione del libro Storie condivise nell'Italia contemporanea. Narrazioni e performance transculturali a cura di Daniele Comberiati e Chiara Mengozzi

Mattia Bonasia

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Daniele Comberiati –  Chiara Mengozzi (eds.),  Storie condivise nell’Italia contemporanea. Narrazioni  e performance transculturaliRoma, Carocci, 2022, 268 pp.Il volume Storie condivise nell’Italia contemporanea. Narrazioni e performan-ce transculturali presenta già nel proprio titolo i maggiori elementi di innova-zione all’interno del campo di studi dell’italianistica. Difatti Storie condivise deve leggersi in dialettica col titolo della monografia più importante di una dei due curatori, Chiara Mengozzi: Narrazioni contese. Vent’anni di scritture italiane della migrazione (Roma, Carocci, 2013). Qui l’autrice forniva un’attenta mappatura della letteratura italiana della migrazione (mettendosi in conti-nuità con gli studi di Armando Gnisci e dell’altro curatore di Storie condivise, Daniele Comberiati), analizzando questa letteratura in un dominio appartato rispetto al resto della produzione letteraria contemporanea italiana. Tuttavia, Mengozzi già si apriva allo studio della World Literature, nonché a ricogni-zioni di termini che oggi stanno trovando una prima vera fortuna critica in Italia (ibridità e transculturalità). Soprattutto, già rilevava il pericolo che la creazione di un campo di studi a parte «tenga in ostaggio i/le suoi/sue rap-presentanti e che separi questa produzione dalla letteratura italiana contem-poranea tout court come se si trattasse di un corpo autonomo o in qualche modo alieno» (Mengozzi: 32). Nell’“Introduzione” a Storie condivise Comberiati e Mengozzi partono dall’impasse creativa dei casi di studio e dalla corrispondente ripetitività te-orica della critica, dando ulteriore linfa a delle criticità già aperte, tra gli altri, in Scrivere al tempo della globalizzazione di Silvia Contarini (Firenze, Cesati, 2019). Sono due i punti individuati per smuoversi da questo stallo: smet-tere di separare nettamente gli scrittori migranti dal resto della produzio-Between, vol. XIII, n. 25 (maggio/May 2023)issn: 2039-6597Comberiati – Mengozzi (eds.), Storie condivise nell’Italia contemporanea (M. Bonasia)254ne “nativa” e utilizzare nuovi strumenti critici. Gli elementi formali che Gianluigi Simonetti ne La letteratura circostante (Bologna, Il Mulino, 2018) individua come caratteristici della produzione letteraria nostrana degli ultimi vent’anni sono infatti condivisi (per l’appunto) dalla scrittura mi-grante; anzi per il curatore e la curatrice ad essa «va certamente il merito di aver introdotto in Italia nuove tematiche e nuove forme di articolazione tra esperienza biografica e scrittura» (Comberiati-Mengozzi: 20). Ma que-sti elementi, continuano, sono comuni alle caratteristiche della produzione globalizzata degli ultimi anni: «la produzione letteraria italiana è, dunque, transculturale perché segue le più vaste dinamiche della World Literature» (ibid.: 14). Il volume deve essere dunque contestualizzato sia nel panorama teorico della World Literature di matrice anglofona sia in quello nostrano. In quest’ultimo campo esso mostra in particolare il proprio carattere allo stesso tempo continuativo e innovativo. Il nesso strettissimo tra letteratura della migrazione e Letteratura-mondo era già infatti stato impostato da Armando Gnisci, Franca Sinopoli e Nora Moll in La letteratura del mondo nel XXI secolo (Milano, Mondadori, 2010). In particolare, Gnisci evidenziava la necessità di decolonizzare la Weltliteratur impostata da Goethe aprendola alle migrazioni. Sono questi anni di forte riflessione sul tema, si segnalano Letteratura-mondo italiana di Rosanna Morace (Pisa, ETS, 2012), La letteratura nell’età globale di Giuliana Benvenuti e Remo Ceserani (Bologna, Il Mulino, 2012), Interculturalità e transnazionalità della letteratura di Sinopoli (Bulzoni, Roma, 2014) e L’infinito sotto casa di Moll (Bologna, Pàtron, 2015). Dopo anni di relativo stagnamento, nell’ultimo biennio stiamo assistendo a una grande fioritura di studi sotto la parola chiave “transculturalità”; limitan-doci alle pubblicazioni in italiano: Introduzione alla World Literature, a cura di Silvia Albertazzi (Roma, Carocci, 2021); Transculturalità e plurilinguismi nella letteratura italiana degli anni duemila, a cura di Benucci, Contarini, Pias (Firenze, Cesati, 2022); e Transculturalità: un concetto operativo in Europa?, a cura di Contarini e Sinopoli (Roma, Lithos, 2023).Transculturalità e transmedialità sono dunque i due principali stru-menti critici adottati in Storie condivise. Nella prima parte, focalizzata sulla letteratura, “Migrans in fabula” di Fracassa si occupa dell’obbligata ricogni-zione teorica. L’autore  lega  la produzione letteraria e la ricezione nel di-battito culturale italiano (tra critica, editoria, università), muovendosi con grande facilità dalla contestualizzazione  nel dibattito sulla World  Litera-ture e sulla Theory, alla ricognizione di recenti opere critiche di italianisti-ca, concentrandosi su elementi scivolosi (ma attentamente studiati) come: la spinta militante e messianica della prima ondata critica della letteratura della migrazione italofona,  la mancata  (o erronea) applicazione del “giu-Between, vol. XIII, n. 25 (maggio/May 2023)255dizio di valore”, l’utilizzo del termine “fenomeno” e l’affective turn.Molinarolo e Finozzi studiano in maniera innovativa il rapporto tra produzione testuale, mercato editoriale, canonizzazione e ricezione.  Moli-narolo si focalizza sullo studio dei paratesti, letti come spazio privilegiato delle strategie di legittimazione delle scritture migranti, e nota come l’uso dell’etichetta “letteratura italiana della migrazione” ha omogeneizzato un corpus che in realtà editorialmente «rivela una sostanziale eterogeneità nel-la commercializzazione dei testi» (Molinarolo: 65). Le principali strategie di commercializzazione analizzate sono: i meccanismi di genderizzazione, la serializzazione dei romanzi e la creazione di ecosistemi narrativi tran-smediali.  Lo studio mostra sia gli elementi assimilativi al mercato culturale italiano sia le pratiche di “alterizzazione”, intrinseche al modellamento in chiave pedagogica di questi testi tramite il «feticcio dell’intercultura» (Mo-linarolo: 70). La letteratura della migrazione italiana per l’infanzia, spiega Finozzi, subisce una doppia marginalizzazione rispetto al canone, ma le pratiche di crossover (il passaggio pluridirezionale di un libro da un pubbli-co all’altro) diventano una lente critica capace di evidenziare caratteristiche dell’esotizzazione della letteratura migrante per adulti finora sottovalutate.D’altra parte, Silvia Contarini analizza un tema cruciale della teoria letteraria, l’autorialità (di grande attualità, basti pensare all’ultimo con-vegno Compalit L’autorialità polimorfica), interessandosi «all’attribuzione all’autore “migrante” del ruolo di informante nativo, o di una funzione di legittimazione veritativa» (Contarini: 105). Se l’autobiografismo di que-ste scritture è un tema già molto dibattuto, la particolarità dell’analisi di Contarini risiede nell’analizzare i processi di trasferimento di soggettività all’interno delle strategie di messa in scena del personaggio della badante. Alcuni scrittori italiani, infatti, con l’intenzione di dare voce alle badanti, scindono autorialità e funzione di garanzia della storia raccontata, obbli-gando il critico a interrogarsi «sulle interazioni e sulle sovrapposizioni tra voci narranti, sguardi situati, focalizzazioni, immaginari» (Contarini: 106).I contributi di Jessica Sciubba ed Emma Bond si aprono alla compara-zione tra letteratura e altre arti. Sciubba usa l’ecocritica e il postumano per leggere Lampedusa come limen geopolitico, culturale, corporeo all’interno di un Mediterraneo mare-confine.  La studiosa analizza alcune rappresen-tazioni poetiche, cinematografiche e museali concentrandosi sulle ibrida-zioni tra natura e cultura, umano e non umano, al fine di dimostrare che «la rete di macabre ibridazioni postumane, che proprio in queste acque ha luogo, espone, portandolo letteralmente a galla, il lato indicibile della migrazione» (Sciubba: 129). D’altro canto, Bond (tradotta da Marie Moïse) si focalizza sul recupero dagli archivi e della ricostruzione nell’arte con-Comberiati – Mengozzi (eds.), Storie condivise nell’Italia contemporanea (M. Bonasia)256temporanea delle vite di due donne afroamericane che si trasferirono in Italia nel diciannovesimo secolo (Mary Edmonia Lewis e Sarah Parker Re-mond). Qui assume particolare rilevanza politica La linea del colore (2020), dove Igiaba Scego usa un genere di grande fortuna come la bio-fiction per narrare la storia di Lafanu Brown (ispirata sia a Lewis che a Remond). Il romanzo è un intreccio di storie e voci femminili: quella di Brown, ma an-che quelle di Leila (curatrice d’arte afro-italiana dell’Italia di oggi) e della stessa autrice. Questo recupero al tempo stesso estetico, etico e politico non mira dunque solo a ridare voce a figure dimenticate dalla storia scritta dal colonizzatore, ma anche a dimostrare che «un’Italia alternativa e più accogliente è, ed è sempre stata, possibile» (Bond: 168).Gli ultimi quattro interventi si focalizzano su forme espressive diver-se dalla letteratura. Nel suo studio sul “teatro migrante” Ranzini studia la performance orale di un narratore, stile in cui si ibridano le culture mi-granti e la tradizione italiana.  La studiosa afferma che «le narrazioni non occidentali sviluppatesi in contesti di oralità primaria abbiano fornito degli stimoli cruciali al teatro occidentale contemporaneo, in cerca di strategie di superamento della narrazione» (Ranzini: 180), concentrandosi in parti-colare sulle ibridazioni nate nel teatro di narrazione degli anni Novanta. In spettacoli come Griot-Fulêr (1993) o nell’incontro tra il cantore iracheno Yousif Latif Jaralla e l’ultimo dei cuntisti siciliani, Mimmo Cuticchio, le “orature” straniere (wolof senegalese e arabo) si intessono con particola-ri tessiture foniche della cultura popolare italiana (romagnolo e siciliano), formando un “terzo spazio” transculturale. Gli altri tre contributi aprono lo studio accademico ad arti solitamente ritenute “minori”. Spadaro analiz-za il fumetto, genere postmoderno e transnazionale per natura, che anche quando molto radicato in un contesto locale riflette tendenze sociocultu-rali di risonanza globale. Vengono individuate due tendenze particolari: «la grande diffusione di forme narrative memoriali caratterizzate da non linearità, multidimensionalità e multidirezionalità» e «il racconto della re-altà animato da istanze etiche, politiche e di critica sociale» (Spadaro: 219). Ancor più sperimentali i capitoli “Voci dal mondo e canti sconfinati” e “Babel”. Nel primo Manca e Portelli studiano il fenomeno dei cori multiculturali. In quanto direttamente implicati nella realtà sociale del territorio, essi vengono letti come casi virtuosi di azione politica militante, di traduzione di forme di lotta che sembrano non più praticabili. Il secondo contributo (che chiude il volume) non è scritto da un ricercatore: i documentaristi cinematografici Coser, Zingari e Grasselli spiegano il loro Babel, un prodotto multimediale che ibrida realtà virtuale, gaming e documentario per narrare in una forma diversa la migrazione e i problemi incontrati ogni giorno dalle persone Between, vol. XIII, n. 25 (maggio/May 2023)257richiedenti asilo in Italia. L’operazione destruttura il racconto classico in tre atti per far entrare il fruitore in prima persona nel plot: il destinatario è parte attiva, può decidere liberamente quali contenuti narrativi attivare, così da costruire il racconto. Ma, seguendo le tecniche dello straniamento brechtiano, a una prima identificazione immersiva in cui viene adottato il punto di vista del richiedente asilo, segue un distanziamento mirante a far riflettere il singolo sul proprio sguardo e sui propri privilegi.In conclusione, Storie condivise si segnala per l’innovazione metodo-logica e tematica del campo di studi della letteratura italiana della migra-zione. L’incontro tra studiosi più strutturati e giovani ricercatori si rivela fecondo e permette l’apertura dell’italianistica alla World Literature e alla transmedialità, in linea con altre recenti pubblicazioni.Comberiati – Mengozzi (eds.), Storie condivise nell’Italia contemporanea (M. Bonasia)258L’autoreMattia BonasiaMattia Bonasia è dottorando in Italianistica presso Sapienza Univer-sità di Roma (37°ciclo), in cotutela con la Sorbonne Université, con un pro-getto di ricerca intitolato Scritture della relazione. Comparazione tra Édouard Glissant, Luigi Meneghello e Salman Rushdie. I suoi interessi di ricerca si muovono all’interno della teoria e comparatistica letteraria, con particolare attenzione a: World Literature, cultural studies, teoria del romanzo, trans-nazionalità letteraria, translation studies. Ha pubblicato articoli scientifici sulle riviste Novecento Transnazionale e Studi e testi italiani e ha presentato numerosi interventi a convegni internazionali. Ha fatto parte del comitato organizzativo del 9th Congress of the ESCl/SELC. Imagining Inclusive Com-munities in European Culture. Rome 5-9 September 2022.Email: mattia.bonasia@uniroma1.itLa recensioneData invio: 15/04/2023Data accettazione: 30/04/2023Data pubblicazione: 30/05/2023Come citare questa recensioneBusi Rizzi, Giorgio, “Emanuela Piga Bruni, La macchina fragile. L’in-conscio artificiale fra letteratura, cinema e televisione”, La narrativa illustrata tra Ottocento e Novecento, Eds. C. Cao – G. Carrara – B. Seligardi, Between, XIII.25 (2023): 253-258, www.betweenjournal.it

Daniele Comberiati - Chiara Mengozzi (eds.), <em>Storie condivise nell’Italia contemporanea. Narrazioni e performance transculturali</em>

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