Gli oli essenziali come agenti di controllo biologico delle batteriosi vegetali: il cancro batterico dell’actinidia

Abstract

In agricoltura, la crescente necessità di limitare l’impiego di sostanze sintetiche per il controllo delle malattie delle piante ha reso sostanze naturali quali gli oli essenziali (OE) sempre più interessanti dal punto di vista applicativo per il minore impatto ambientale e per la sicurezza alimentare riscuotendo grande attenzione anche da parte dei consumatori. In particolare, il controllo delle batteriosi vegetali è tuttora affidato all’impiego di antibiotici, nei Paesi dove è permesso, e di prodotti rameici che tuttavia sono totalmente inefficaci nei confronti dei batteri patogeni endofiti in piante asintomatiche. La necessità di strategie alternative per il controllo e la gestione delle batteriosi, da adottare specialmente nelle coltivazioni biologiche, è sempre più impellente. Recenti studi sull’attività antimicrobica degli OE distillati da piante aromatiche hanno evidenziato il ruolo cruciale svolto dalla comunità microbica endofita biologicamente attiva nel controllo biologico di batteri fitopatogeni. L’ipotesi di somministrare alle piante OE o loro idrolati (Id) per interferire e bloccare la crescita di batteri fitopatogeni potrebbe costituire un importante strumento di controllo biologico. L’attività antimicrobica in vitro ed in planta di OE e Id ottenuti da Monarda didyma e M. fistulosa è stata valutata nei confronti di Pseudomonas syringae pv. actinidiae Takikawa et al. (Psa), batterio fitopatogeno da quarantena che causa il cancro batterico dell’actinidia. Infatti, gli OE distillati da piante di Monarda spp. sono caratterizzati da un elevato contenuto di monoterpeni, come ad esempio il timolo, il carvacrolo ed il loro precursore p-cimene, usati nell’industria alimentare come additivi per preservare gli alimenti. L’efficacia antimicrobica indotta dai trattamenti pre-infezionali con gli Id è molto incoraggiante per l’eventuale applicazione in campo finalizzato al controllo del cancro batterico dell’actinidia. Infatti, la loro composizione chimica è molto diluita rispetto ai corrispondenti OE e quindi l’azione protettiva nei confronti di Psa, senza causare effetti tossici indesiderati osservati in alcuni casi con gli OE, svolge un ruolo critico nella messa a punto di formulati a base di antimicrobici naturali. Le piante officinali, considerate quindi come sorgenti di nuovi agenti antimicrobici mediante l’impiego sia dei loro OE sia dei loro batteri endofiti, stanno offrendo approcci promettenti ed alternativi nel controllo biologico delle malattie batteriche delle piante degni di essere più approfonditamente studiati

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