recensione dell'edizione delle pergamene di Santa Sofia di Benevent

Giulia Zornetta

Italian

Archivio istituzionale della ricerca - Università degli Studi di Venezia Ca' Foscari

 Mittelalter   613QFIAB 102 (2022)non da ultima la spiccata tenuta dei centri urbani analizzata nell’ultima sezione da Caroline Goodson. Giulia ZornettaEnrico Cuozzo/Laura Esposi to/Jean-Marie Mart in  (a cura di), Le pergamene del monastero di Santa Sofia di Benevento (762–1067), vol. 1, premessa di Ortensio Zecchino, Roma (École française de Rome) 2021 (Sources et documents 12,1) (Medie-valia 11,1), 450 pp., ISBN 978-2-7283-1484-3, € 41.Il progetto di edizione delle pergamene del monastero di Santa Sofia di Benevento, di cui questo volume costituisce il primo di quattro, si colloca in coda a una formida-bile stagione di pubblicazioni relative alle fonti dell’Italia meridionale nell’alto e nel pieno medioevo, che ha avuto come architetto lo studioso Jean Marie Martin. Apertasi con l’edizione del „Chronicon Sanctae Sophiae“, uscita nel 2000 per la collana „Fonti per la storia dell’Italia medievale – Rerum Italicarum Scriptores“ dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, questa stagione è poi proseguita con i „Regesti dei docu-menti dell’Italia meridionale (570–899)“, pubblicati nel 2002 per l’École française de Rome, e con il „Registrum Petri Diaconi“, apparso nel 2016 all’interno della collana „Fonti per la storia d’Italia Medievale – Antiquitates“ dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Come questa serie di volumi, anche il primo tomo dell’edizione delle per-gamene di Santa Sofia costituisce un importante strumento di accesso alla storia del Mezzogiorno longobardo. L’interesse dell’operazione risiede in questo caso non solo nel fatto che le pergamene in oggetto fossero finora in larga parte inedite, ma anche nel recupero di un materiale – quanto resta dell’originario archivio del più ricco tra i monasteri beneventani – che nel corso dei secoli fu suddiviso in più sedi: l’Archivio Storico Provinciale di Benevento, annesso al Museo del Sannio, l’Archivio dei Prin-cipi Aldobrandini, situato nella Villa Belvedere di Frascati, e la Biblioteca Apostolica Vaticana. Se si escludono una manciata di praecepta dei principi di Benevento e di privilegi imperiali e papali, tutti già noti alla storiografia, l’edizione comprende un folto gruppo di documenti privati, memoratoria, scripta ma soprattutto chartulae con-tenenti in prevalenza donazioni e vendite. È inoltre presente un piccolo gruppo di giu-dicati e convenientiae, che offrono un vivido spaccato dei conflitti patrimoniali in cui il monastero fu implicato. Si tratta di documenti che, nella maggior parte dei casi, non risultano tramandati dal „Chronicon Sanctae Sophiae“, il cartulario che, all’inizio del XII secolo, fu composto per rivendicare l’indipendenza del monastero beneventano dall’abbazia di Montecassino. Quest’ultimo si presentava infatti come un liber pre-ceptorum, quindi come una raccolta di concessioni emanate dalle autorità pubbliche, ed escludeva pertanto, almeno in teoria, i documenti privati che pure erano presenti nell’archivio dell’ente (nella pratica, invece, qualche documento privato è stato inse-rito dal compilatore). Quello proposto da questa edizione è quindi un prezioso dossier che ci permette di gettare uno sguardo più approfondito non solo sul patrimonio di Santa Sofia di Benevento, ma anche sulla società longobarda dell’Italia meridionale, 614   Rezensionen QFIAB 102 (2022)in particolare sulle reti di relazioni che intorno ad esso si cristallizzarono nel tempo, reti che nell’alto medioevo spesso insistevano sul mercato della terra. Le pergamene sono ordinate cronologicamente, con riferimento agli anni di governo degli abati, e coprono il periodo che va dal 766 al 1066. In accordo con le norme utilizzate anche nei precedenti progetti di edizione guidati da Martin, per ogni documento sono stati forniti datazione, regesto e apparato descrittivo. Quest’ultimo riporta non solo la segnatura attuale, ma anche quelle precedenti, fornendo così una guida allo studioso che si trovasse a navigare in bibliografie più risalenti. Insieme a queste informazioni viene inoltre indicata una bibliografia di riferimento, comprendente edizioni, regesti e studi precedenti, alla quale fa da contrappunto un denso apparato di note relativo alle persone, agli enti ecclesiastici e ai luoghi menzionati in ciascun documento, con rife-rimento a una bibliografia sufficientemente aggiornata sul Mezzogiorno longobardo. A questi riferimenti si affiancano gli indici e alcune appendici, utili per orientarsi nel complesso documentario e comprendere gli ordinamenti archivistici precedenti a quello attuale. L’introduzione, relativamente breve se si considera l’ambizione del progetto, si apre con la fondazione del monastero da parte di Arechi, duca e poi prin-cipe di Benevento. Gli editori tralasciano il legame tra Santa Sofia e San Salvatore di Brescia, il monastero femminile fondato da re Desiderio e dalla moglie Ansa nel 756, legame che è stato invece sottolineato a più riprese dalla storiografia e che riconduce l’iniziativa arechiana a un modello pienamente longobardo. Al contrario, l’introdu-zione enfatizza l’ispirazione bizantina sottesa al progetto edilizio, riprendendo un’i-potesi già presentata da Martin in altra sede e confortata principalmente dal titulus del monastero – Hagia Sophia, la Divina Sapienza – e dalla presenza, nel quadro urbani-stico beneventano, di una Porta aurea, vale a dire l’Arco di Traiano rifunzionalizzato a porta urbica tra Tarda Antichità e Alto Medioevo. Al di là del momento fondativo, la storia di Santa Sofia non viene ripercorsa quasi per nulla nell’introduzione, scelta che deriva probabilmente dalla rinuncia a proporre una versione aggiornata del saggio, estremamente documentato, che lo stesso Martin scrisse per l’introduzione all’edi-zione del „Chronicon“. Fa eccezione il riferimento a due frammenti di pergamena rinvenuti a inizio Novecento a Rieti, a cui viene dedicata un’intera sezione. Questi ultimi permettono di qualificare, a partire almeno dalla metà del IX secolo e per buona parte del X, Santa Sofia di Benevento come monastero doppio, cioè comprendente al contempo una comunità femminile e una maschile. Questa ipotesi, a mio modo di vedere fondata, è stata avanzata da più studiosi nel corso del tempo, tra cui in modo particolarmente convincente da Vito Loré in un recente saggio. Il testo prosegue poi ripercorrendo la storia dell’archivio del monastero, che è stata oggetto di approfondita ricerca anche da parte di Paola Massa, focalizzandosi in particolare su tre momenti: la sparizione del patrimonio documentario più antico, gli anni degli abati commendatari (grossomodo l’età moderna) fino ad arrivare alla soppressione dell’ente ecclesiastico nel 1806, l’ordinamento approntato dal cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento, a inizio Settecento. L’introduzione si conclude con un approfondimento descrittivo riguardo alla serie di notai che negli anni tra il 766 e il 1066 scrissero questi documenti  Mittelalter   615QFIAB 102 (2022)per il monastero di Santa Sofia e alle loro scritture. A questo seguono la cronotassi dei notai, delle badesse, degli abati e dei prepositi del monastero e, infine, la cronologia dei principi di Benevento menzionati nei documenti, utile soprattutto per orientarsi nell’onomastica, spesso ripetitiva, della dinastia Landulfide. Giulia ZornettaMagdalena Skoblar  (Ed.), Byzantium, Venice and the Medieval Adriatic. Spheres of Maritime Power and Influence, c. 700–1453, Cambridge (Cambridge University Press) 2021 (British School at Athens Studies in Greek Antiquity), XXII, 400 pp., ISBN 978-1-108-88698-7, € 94,50.Negli ultimi vent’anni gli studi mediterraneistici hanno conosciuto un profondo rin-novamento. La ricerca di nuovi paradigmi è stata favorita dalla pubblicazione del noto „The Corrupting Sea. A Study of Mediterranean History“, di Peregrine Horden e Nicholas Purcell, capace d’incoraggiare un profondo ripensamento dei classici stilemi braudeliani, grazie all’enfasi posta sul ruolo delle aree regionali e micro-regionali. La descrizione del bacino mediterraneo come composto da micro-ecologie molteplici, ancorché integrate fra loro, ha portato a una rivalutazione dei network locali. È stato possibile, così, tornare a ragionare in termini spaziali, ribaltando visioni consoli-date – centrate, per riferirsi alla penisola, su divisioni di natura politica, oltre che economica, come quella, celebre, tra le „due Italie“ – in favore di nuovi punti di vista. La distinzione tra un’Italia tirrenica e una adriatica, di derivazione classica – peraltro, riscontrabile nel pensiero dei contemporanei, a partire da Dante –, ha cominciato a farsi avanti. Non si può dire, tuttavia, che la proposta abbia fatto particolarmente breccia tra gli studiosi. Giunge, pertanto, carica di aspettative la pubblicazione, a cura di Magdalena Skoblar, Postdoctoral Research Fellow presso la British School di Atene, specialista dei rapporti inter-adriatici in età medievale, del volume „Venice and the Medieval Adriatic. Spheres of Maritime Power and Influence, c. 700–1453“, che rac-coglie i contributi di sedici studiosi, centrati sulla vicenda dell’Adriatico medievale, letto quale mare liminale tra culture, lingue e fedi diverse, con particolare riguardo alla persistente presenza bizantina e al ruolo di Venezia. La peculiarità del volume è quella di alternare interventi di carattere prettamente storico, dedicati allo sviluppo politico e sociale della regione, con particolare riguardo all’area lagunare – e, dunque, allo sviluppo di Venezia – e a quella centro-settentrionale ma senza dimenticare i porti pugliesi, dalmati e albanesi, e approfondimenti di carattere archeologico, sfragi-stico e storico-artistico, offrendo un panorama stimolante, foriero d’ulteriori ricerche. Alle fasi più antiche sono dedicati i lavori di Richard Hodges, centrato sugli scavi di Butrino, di Joanita Vroom, dedicato ai reperti ceramici della regione adriatica meridionale, e di Francesco B orri , che si concentra sugli scambi marittimi fra VII e VIII secolo, con particolare riguardo a Comacchio. Stefano Gasparri  ripercorre, invece, i rapporti tra il primo ducato veneziano, il regno longobardo e l’Italia bizan-tina, fornendo il contesto ideale per l’intervento di Sauro Gel ichi, rivolto alle tra-

Enrico Cuozzo/Laura Esposito/Jean-Marie Martin (a cura di), Le pergamene del monastero di Santa Sofia di Benevento (762–1067), vol. 1, premessa di Ortensio Zecchino, Roma (École française de Rome) 2021 (Sources et documents 12,1) (Medievalia 11,1), 450 pp.,

https://iris.unive.it/bitstream/10278/5008861/1/Zornetta_QFIAB_102_Le%20pergamene%20del%20monastero%20di%20Santa%20Sofia%20di%20Benevento.pdf

Enrico Cuozzo/Laura Esposito/Jean-Marie Martin (a cura di), Le pergamene del monastero di Santa Sofia di Benevento (762–1067), vol. 1, premessa di Ortensio Zecchino, Roma (École française de Rome) 2021 (Sources et documents 12,1) (Medievalia 11,1), 450 pp.,

Enrico Cuozzo/Laura Esposito/Jean-Marie Martin (a cura di), Le pergamene del monastero di Santa Sofia di Benevento (762–1067), vol. 1, premessa di Ortensio Zecchino, Roma (École française de Rome) 2021 (Sources et documents 12,1) (Medievalia 11,1), 450 pp.,

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