Il PNRR rappresenta una sfida per l’Italia e, senza dubbio, in questa sfida
i Comuni si trovano in prima linea. Certamente ci sarà occasione di affrontare
le tematiche connesse al PNRR anche nel prossimo Rapporto (e probabilmente
anche in quello successivo) perché si tratta di un’occasione unica che, se avrà
successo, potrà essere ripetuta, attivando un circuito virtuoso mai visto prima.
Impegnerà i prossimi Rapporti perché è un progetto concentrato. Quest’anno
raccontiamo i preliminari, nel 2023 si vedrà la sostanza e, nel 2024, potremo
valutare successi o fallimenti.
La preoccupazione è d’obbligo. Il limite più evidente del PNRR, che dal
punto di osservazione dei Comuni appare chiaro, è l’approccio dirigistico e centralistico
dell’impostazione e, nelle sue prime mosse, dell’implementazione. Approccio
che mostra già i suoi limiti; costretto tra diversi governi, emerge un’incapacità
cronica del sistema Paese di programmare a breve e a lungo termine
(basti pensare solo un attimo alla caotica decisione di bilancio) con sostanziali
disfunzioni del nostro sistema multilivello che troppo raramente vede una chiara
governance