Per la capacità di generare il 10% del PIL a livello internazionale e 1 posto di lavoro ogni 10 il turismo veniva definito fino a pochi
mesi fa l’industria più importante (WTTC, 2020). Oggi è il settore maggiormente penalizzato dagli effetti dell’emergenza: nella prima
metà del 2020 il movimento internazionale ha registrato un decremento del 65% (UNWTO, 2020). Nel dibattito accademico
(Gössling S. at al. 2020; Romagosa F., 2020; Burini F., 2020) e a livello pratico-operativo si mettono in discussione concetti e
modalità interpretative da sempre usati per descrivere manifestazioni e impatti del turismo. Componenti, relazioni e dinamiche del
sistema sono completamente mutati nel post lockdown. Si registrano nella domanda variazioni nella composizione e nel
comportamento con quote dominanti di turismo domestico e spostamenti di prossimità. Le destinazioni registrano reazioni
diversificate degli operatori del settore pubblico e privato: dal radicale ripensamento del modello di business aziendale alla messa a
punto di nuovi processi per un’accoglienza sicura, all’attivazione di procedure informatizzate per controllo di accessi, gestione di
prenotazioni, tracciamento di mobilità. Di fatto, destinazioni caratterizzate da alta concentrazione di flussi in determinati periodi come
le spiagge d’estate o le città d’arte in occasione di eventi, prima considerate a rischio “overtourism” (Doods R.&Butler R, 2019),
hanno evidenziato più di altre la necessità di affrontare l’emergenza sanitaria in modo serrato.
Il presente articolo intende illustrare la reazione di alcuni operatori turistici del litorale veneziano all’emergenza sanitaria durante la
fase estiva del rilancio e le risposte di turisti e visitatori alle proposte turistiche delle spiagge. In particolare, verranno evidenziati i
risultati preliminari di un’indagine realizzata tra maggio e ottobre 2020 dal Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università Ca
Foscari di Venezia in collaborazione con il Master in Economia e Gestione del Turismo coordinato da Ciset. L’approfondimento è
stato realizzato nell’ambito del progetto comunitario Interreg Italia-Croazia “Ecoss” finalizzato al conservation management dei
contesti costieri e marini adriatici. Il focus dell’indagine ha evidenziato attraverso interviste in profondità effettuate a un gruppo di
operatori turistici privilegiati di Jesolo, Cavallino, Caorle e Bibione la loro opinione circa il ruolo di specifiche caratteristiche delle
destinazioni, loro servizi e procedure adottate contro i rischi dell’emergenza sanitaria. Parallelamente è stata realizzata un’indagine
quantitativa tramite un questionario somministrato online e in presenza a circa 300 turisti di diversa provenienza. Le risposte hanno
permesso di comprendere quali motivazioni hanno orientato la scelta della destinazione oltre che percezioni su elementi come la
vicinanza al luogo di residenza, la presenza di specifici elementi di attrattiva in primis naturalistici, la possibilità di effettuare pratiche
outdoor.
Delle località balneari si è soprattutto rilevata la mancanza di flussi stranieri (Enit, 2020) e i timori per gli aumenti dei costi dovuti alla
sanificazione degli ambienti (Codacons, 2020). Va messa in luce la capacità di destinazioni e singoli soggetti di reagire in modo
innovativo cambiando anche radicalmente prodotti, processi, forme organizzative. L’articolo intende suggerire possibili politiche
turistiche per contesti costieri che si trovano a contrastare rischi di emergenze sanitarie a partire dalla valorizzazione delle
componenti green e pratiche di mobilità lenta