Il setting rappresenta l’insieme di regole che organizzano i comportamenti attraverso i quali l’operatore si esprime in modalità relazionali più idonee ed efficaci per migliorare la qualità dell’intervento. Seppure in modo un po’ articolato questa accezione del termine setting rispecchia abbastanza come è inteso generalmente in psicoterapia. Ora, partendo dall’accezione più concreta del termine, per muoverci poi, come avviene in una psicoterapia cognitivista-sistemica, costruttivista e postrazionalista, verso livelli sempre più astratti di comprensione, si inizia con una descrizione dello spazio fisico del setting per procedere via via verso considerazioni sempre meno esplicite, più astratte, tacite, ma non meno importanti, più significative, che lo definiscono, considerando che la traduzione letterale del verbo inglese to set, è appunto allestire, mettere appunto e dunque regolare, sistemare, ordinare, mettere dei confini, come fa la nostra mente che continuamente organizza e ordina.La stesura successiva del lavoro è suddivisa in paragrafi che esaminano: lo spazio di lavoro, l’ analisi del contesto e la costruzione e la definizione della relazione, l‘invio, i confini, la convocazione, il setting nella prima seduta, la frequenza degli incontri. la durata di una seduta, i compiti, la durata della terapia, la parcella,il setting nelle fasi successive della terapia Il terapeuta lavora sempre con un sistema più ampio del solo individuo, in ogni caso ha presente un complesso sistema di significati, rappresentazioni, stili comunicativi, pattern relazionali, organizzati in complesse unità di significati individuali che interagiscono e si organizzano con altre tra loro significative. Sono le interazioni, le reciprocità, i confini tra queste, che il terapeuta ha chiare in mente e con le quali costruisce di volta in volta il setting