«Si quid e Gallia afferatur, avide lego». Reti intellettuali, libri e politica tra Venezia e la Francia nella prima metà del Seicento

Abstract

Tra l’ultimo decennio del Cinquecento e il primo del Seicento le relazioni culturali tra Venezia e la Francia furono particolarmente intense. La partecipazione della Repubblica alle ultime battute della lunga crisi politico-religiosa francese e le successive vicende dell’interdetto del 1606 contribuirono a dar forma a una composita corrente di scambi epistolari e librari che avrebbe in seguito coinvolto eruditi e letterati ecclesiastici gravitanti intorno all’Università di Padova e ambienti politici della capitale di diverso orientamento ideologico. Su questo sfondo, dopo il 1615, si avviò - di concerto tra settori moderati e pacifisti del ceto dirigente veneziano e la corte estense - un piano di pubblicazioni sulla recente storia francese che proseguì per l’intero corso degli anni venti, ritmato dagli alterni sviluppi del confronto diplomatico tra la Serenissima e la corte di Luigi XIII. Parallelamente il patriziato veneziano più legato alla memoria dell’interdetto utilizzò la collaudata rete dei contatti con il mondo intellettuale francese per promuovere la prima diffusione in Europa degli scritti di Paolo Sarpi

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