Abstract in italiano
La tesi si propone di indagare l’adeguatezza del modello di proprietà tramandatoci dalla
tradizione giuridica figlia della Rivoluzione Francese rispetto a fenomeni che negli ultimi anni stanno
facendo emergere la prerogativa dell’accesso come autonoma rispetto al diritto di proprietà.
Quest’ultimo è infatti schiacciato sullo ius excludendi alios, il quale è passato da mezzo per garantire
al proprietario il pacifico godimento del bene a fine dell’istituto proprietario, come ben dimostrano i
diffusi casi di proprietà assenteista. La proprietà si presenta oggi come un istituto rigido e
cristallizzato, che soltanto reazioni di disobbedienza possono mettere in crisi. In effetti, le questioni
che sono affrontate in questo lavoro sono emerse proprio dal contatto con vertenze sociali che hanno
posto al centro delle propria prassi politica il tema dei beni comuni, mettendo in rilievo come la
proprietà oggi molto spesso qualifichi una posizione di privilegio che non è in alcun modo compensata
da scelte del legislatore improntate alla redistribuzione della ricchezza. Guardando alla proprietà con
gli occhi del non proprietario emergono contraddizioni sferzanti: la privatizzazione dei beni pubblici
per rispondere alla crisi economica e finanziaria, l’assenza di politiche per la casa, il proliferare di
spazi pubblici e privati abbandonati a fronte della crisi abitativa e dell’assenza di spazi di condivisione
nelle città. In queste vicende, l’attribuzione delle risorse e la gestione di queste sono coniugate in
termini di accesso, il quale collega il diritto riconosciuto dall’ordinamento al bene che ne consente,
mediante l’utilizzo, la realizzazione. Se si parla di accesso, si pensa all’inclusione e a regole che
consentano il suo esercizio con modalità che comunque tengano altresì conto degli interessi delle
generazioni future; parallelamente, i processi decisionali che interessano tali beni non possono essere
accentrati, ma devono ispirarsi a pratiche partecipative reali e diffuse. Muoversi in questo spazio
comporta collocarsi all’opposto della proprietà: le dinamiche cui si è fatto cenno, trovano espressione
nella categoria dei beni comuni. Essa consente di abbandonare il discorso proprietario, a favore di un
ragionamento legato alle caratteristiche ontologiche dei beni; infatti, troppo spesso la proprietà è stata
descritta o come un diritto pieno e assoluto o come un fascio di relazioni tra individui, con poca
rilevanza per l’oggetto del diritto. Contemporaneamente, anche nell’ambito della teoria proprietaria è
necessario offrire un modello in cui lo ius excludendi possa essere considerato non il modulo centrale
dell’istituto, ma una prerogativa che, in presenza di determinate regole e in base alle caratteristiche del
bene su cui insiste, possa essere intesa in modo relativo e, laddove necessario, messa da parte a favore
dell’accesso dei non proprietari.
Abstract in English
The thesis aims to investigate the adequacy of the traditional theory of property as it comes from the French
Revolution, also considering some recent phenomena that highlight the prerogative of access as independent
from the right to property. The latter is in fact crushed on the right to exclude, that is a mean to ensure to the
owner the peaceful enjoyment of the property, although it often becomes the end of this institution, as the
widespread cases of absentee ownership demonstrate. Property stands today as a rigid and crystallized
institution, which only disobedience can put in crisis. The issues that are addressed in this work have
emerged from their contact with social disputes that have placed commons at the center of several Italian
political practices. Commons highlight how property today very often qualifies a position of privilege, which
is not compensated by political choices of a redistribution of wealth. Looking through with the eyes of the
owner does not help to emerge scathing contradictions: the privatization of public assets as answer to the
economic and financial crisis, the lack of housing policies, the proliferation of public and private left spaces
on the front of the housing crisis and the absence of public spaces in the cities. These events ask a new way
of thinking the right of property by the concepts of access and inclusion taking into account also the interests
of future generations. At the same time, a theory of the commons - that are at the opposite of property - needs
a reflection about their governance, the decision-making processes that should be guided by new practices of
participation. It is necessary to offer an ownership model in which the right to exclude can not be considered
the central module of the institution, but a privilege which can be understood in a relative manner, in the
presence of certain rules and based on the characteristics of the owned goods, and, where necessary, set
aside in favor of access by non- owners