Venezia rappresenta un caso estremo sia per il proprio patrimonio culturale che per
gli usi e pratiche di cui esso è oggetto. Sito iscritto alla lista del Patrimonio mondiale UNESCO, che racchiude una quantità eccezionale di beni culturali, è anche
—proprio per il suo patrimonio iconico— meta turistica ambita al punto che gli usi
correlati la caratterizzano in modo sempre più esclusivo. Lo illustra in particolare
la continua riduzione del numero degli abitanti di fronte all’aumento costante delle
presenze turistiche, corrispondenti a numerosi cambi di destinazione d’uso a favore
di strutture alberghiere, ma anche di nuovi appartamenti ad uso turistico.
Una molteplicità di attori operano secondo tempistiche e obiettivi propri, nonché
con impatti diversi, su questo singolare territorio. Il saggio ne evocherà una rassegna,
illustrativa di quanto vi siano più che mai distanti tra loro politiche e città (Urban@it,
2018), ma anche dei contrasti presenti all’interno sia delle amministrazioni che della
cittadinanza locale. Tali contrasti, manifestatisi ad esempio dalle iniziative civiche di
difesa dei “beni comuni”, suggeriscono a loro volta che usi significativi del territorio
da parte di diversi attori siano incompatibili tra loro.
Di fatto, Venezia stessa in quanto patrimonio urbano appare come la principale
risorsa mobilitata da questi attori, secondo modalità variamente sostenibili. Tuttavia
piuttosto che di opporre pratiche residenziali e usi turistici “più” o “meno” sostenibili, si tratterà in questo saggio di suggerire un raffronto tra pratiche del territorio
(Crosta, 2010) e usi del patrimonio (Smith, 2006)