This paper examines those paths psycho (patho) logical that lead to jealousy and revenge that assume enormous importance in Criminology for their intrinsic destructive potential. The reflection on this issue is due to a double need: to clarify the genesis and dynamics of these crimes, usually violent, motivated by these sentiments, to assess whether and to what extent, in the authors of these crimes, are still detectable at the time of these duties, spaces of freedom and individual responsibility, and to understand and make sense of these experiences that emerge in the stories of those who commit serious crimes because of jealousy and revenge, as clearly shown by both the expert practice experience, as from fiction. In this regard, we recall the film work of Olivier Marchal “36 Quai des Orfèvres”, inspired by the events actually happened. This film, in fact, clearly illustrates the process that leads to jealousy revenge and, with it, to destruction. In this way, just the cinematic story of Marchal confirmation that the narrative is that criminological communicative structure that allows both to create fictitious tales they do, however, understand the meaning of real crimes, is to reconstruct the mechanics of real crimes so by starting with some artistic productions.Questo contributo vuole prendere in esame quei percorsi psico(pato)logici che dalla gelosia portano alla vendetta e che assumono enorme importanza in Criminologia per il loro intrinseco potenziale distruttivo. La riflessione sul tema specifico è dovuta ad una duplice necessità: quella di chiarire la genesi e la dinamica di quei delitti, in genere violenti, motivati da tali sentimenti, per valutare se e fino a che punto, negli autori di questi reati, siano ancora ravvisabili, al momento di compierli, spazi di libertà e di responsabilità individuale; e quella di cogliere e dare un senso a questi vissuti che emergono nei racconti di coloro che commettono gravi reati per gelosia e vendetta, come ben esemplificato tanto dalla pratica peritale, quanto dalla fiction. Al proposito, si richiama l’opera cinematografica di Olivier Marchal “36 Quai des Orfèvres”, ispirata ad avvenimenti effettivamente accaduti. Questo film, infatti, illustra chiaramente il processo che dalla gelosia porta alla vendetta e, con essa, alla distruzione. In tal modo, proprio il racconto cinematografico di Marchal conferma che la narrazione criminologica è quella struttura comunicativa che consente sia di realizzare racconti fittizi che fanno però comprendere il senso di crimini veri, sia di ricostruire la meccanica di delitti reali prendendo le mosse da alcune produzioni artistiche