Neuroscienze e genetica comportamentale nel processo penale italiano. Casi e prospettive

Abstract

Since 2009 three Italian criminal cases involving neuroscientific and behavioral genetics evidence have been brought to the public attention. In these cases, the judge took the results of the tests into great consideration in order to reach a final decision on the accused person’s insanity and criminal responsibility. The possibility to deeply investigate the mechanisms at the basis of a person’s behavior is undeniably attractive.Analyzing what has happened so far, however, raises various thorny questions. Some of them can be summarized as follows: a) from a procedural point of view, what way should the neuroscientific and behavioral genetic evidence pass through? B) Once this evidence is brought in front of a judge or a jury, what contribution does it offer in comparison with the traditional psychiatric analysis and other forensic sciences? C) May neuroscience and behavioral genetics be helpful during the offenders’ post-sentence treatment and, if so, why such cases are not known yet? This article aims to face these questions and pose the basis for some initial answers through the analysis of the recent Italian case law and a comparison with the US criminal systemDal 2009 a oggi sono stati oggetto di cronaca ben tre casi giudiziari nell’ambito dei quali la perizia psichiatrica ha riportato i risultati di indagini neuroscientifiche e di genetica comportamentale, che sono poi stati valutati dal giudice ai fini della imputabilità e/o della determinazione della pena. La possibilità di indagare più a fondo quali meccanismi siano in grado di spiegare il comportamento umano, e di trarne conclusioni utili in ambito sociale e giuridico, è innegabilmente attraente.Un’analisi di quanto finora accaduto, tuttavia, rivela la presenza di molte questioni spinose. In particolare: a) Da un punto di vista procedurale, quale può essere la via d’ingresso nel processo penale per la prova neuroscientifica e di genetica comportamentale? b) Una volta presentate a un giudice o a una giuria, cosa possono aggiungere la neuroscienza e la genetica comportamentale alla spiegazione del comportamento umano rispetto a quanto offerto fino a oggi dalla psichiatria e dalle altre scienze forensi? c) Possono le neuro-tecniche essere di aiuto nella fase di esecuzione della pena, e come mai fino a ora non si ha notizia di casi in cui ciò sia avvenuto? Il presente contributo si propone, attraverso l’analisi della casistica italiana e alcuni cenni comparatistici con il sistema e la casistica statunitense, di approfondire le questioni alla base di queste domande e di porre le basi per alcune prime risposte

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